In un contesto di forte instabilità nella regione mediorientale, emergono segnali di un possibile cambiamento nella strategia di Hamas, il movimento islamico palestinese noto soprattutto per la sua ala militare e per il conflitto con Israele. Secondo una fonte anonima vicina a Hamas, riportata dal media saudita Asharq Al-Awsat, i vertici del movimento stanno valutando la trasformazione da organizzazione militante a partito politico a tutti gli effetti.
L’ipotesi di trasformazione politica di Hamas
I leader di Hamas, attivi sia all’interno che all’esterno della Striscia di Gaza, hanno avviato una discussione interna sul futuro del movimento, includendo la possibilità di sciogliere la loro ala militare. L’obiettivo dichiarato sarebbe la fondazione di un partito politico simile ad altri gruppi e partiti che operano nella regione, in grado di rappresentare un approccio islamico nazionale e di partecipare pienamente alla sfera politica, economica, sociale e pubblica palestinese.
Il documento proposto prevede una riconciliazione palestinese completa, con la partecipazione di Hamas all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), presieduta da Mahmūd Abbās (Abu Mazen), leader dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). La fonte ha riconosciuto che il movimento ha perso gran parte del sostegno popolare dopo due anni di guerra e decine di migliaia di morti, un dato che spingerebbe verso un ripensamento della strategia.
Il tema del disarmo e i rapporti internazionali
Riguardo al disarmo, Hamas si dice aperto a discutere la questione delle armi, un tema già trattato in incontri con Egitto, Qatar, Turchia e indirettamente con gli Stati Uniti dall’inizio del cessate il fuoco. La fonte ha sottolineato che ogni eventuale disarmo dovrà avvenire tramite un accordo nazionale palestinese, senza intervento diretto di Israele o di forze internazionali di stabilizzazione come quelle previste dalle risoluzioni Onu, per evitare situazioni di caos che il movimento non vuole.
Attualmente, Hamas cerca di raggiungere un consenso sui prossimi passi dell’accordo di cessate il fuoco sia a livello nazionale che con i Paesi mediatori, gli Stati Uniti e la comunità internazionale. Questa possibile svolta rappresenterebbe un cambiamento significativo rispetto al passato recente, soprattutto dopo gli attacchi e la guerra che hanno destabilizzato la regione, culminati con il massiccio attacco del 7 ottobre 2023 e la successiva risposta militare israeliana.






