Sono ore decisive per la stabilizzazione della Striscia di Gaza, mentre si avvicina il vertice di pace presieduto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, in programma lunedì a Sharm el-Sheikh. L’incontro vedrà la partecipazione di oltre venti leader mondiali con l’obiettivo di consolidare il cessate il fuoco e avviare una nuova fase di pace e sicurezza nel Medio Oriente.
Il rilascio degli ostaggi e lo scambio di prigionieri
Un funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha confermato che il rilascio degli ostaggi israeliani trattenuti nella Striscia di Gaza inizierà lunedì mattina, secondo l’accordo negoziato con la mediazione statunitense. Israele procederà contestualmente al rilascio di circa 2.000 detenuti palestinesi, compresi molti condannati all’ergastolo, secondo la prima fase del piano di cessate il fuoco. Fonti israeliane indicano che la liberazione degli ostaggi potrebbe avvenire tra la notte di domenica e le prime ore di lunedì, con il coordinamento del Comitato internazionale della Croce Rossa. I dettagli logistici restano in via di definizione, ma la cerimonia ufficiale per la firma dell’accordo è prevista sempre lunedì pomeriggio a Sharm el-Sheikh.
Il vertice di pace e il ruolo dei protagonisti
Il presidente Donald Trump, tornato alla Casa Bianca nel 2025 per il suo secondo mandato non consecutivo, guiderà il summit con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, al potere in Egitto dal 2014 e riconfermato con ampio consenso popolare, nonostante le critiche per la repressione interna. All’incontro parteciperanno anche rappresentanti di numerosi paesi arabi, europei e asiatici, mentre Israele ha annunciato la propria assenza. L’obiettivo dichiarato è porre fine al conflitto, garantire la stabilità regionale e preparare la fase post-bellica, inclusa la ricostruzione di Gaza.
Emergenza umanitaria e aiuti a Gaza
Parallelamente alle questioni politiche, il Programma Alimentare Mondiale ha sottolineato l’urgenza di far entrare almeno 62.000 tonnellate di aiuti al mese nella Striscia per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione. Dopo un’ispezione ai valichi di Zikim, si lavora per ampliare il transito di merci e carburante, elemento essenziale per la ripresa di Gaza. Il valico di Rafah è previsto riaprire a metà settimana per il transito civile.
Le operazioni umanitarie sono sostenute da una task force internazionale, che vede la partecipazione di Stati Uniti, Egitto, Qatar, Turchia e altri paesi arabi, a conferma della complessità e dell’ampiezza dell’impegno globale nell’area.
Il clima è di speranza ma anche di cautela, con Hamas che ribadisce la propria volontà di difendersi in caso di fallimento del piano di pace e Israele che mantiene il controllo militare su una parte significativa del territorio di Gaza fino al completo disarmo del movimento islamista.
Intanto, oltre 500.000 sfollati palestinesi sono rientrati nelle proprie abitazioni nel nord della Striscia, trovando però un territorio devastato dai due anni di conflitto, con infrastrutture e abitazioni quasi completamente distrutte. La ricostruzione e la stabilizzazione appaiono come i prossimi grandi nodi da sciogliere nel difficile percorso verso la pace duratura.






