Nonostante l’inizio della tregua, la situazione a Gaza rimane tesa. I soldati delle Idf si stanno ritirando, come da accordi, ma manterranno, almeno in questa prima fase, il controllo del 53% della Striscia di Gaza, mentre Hamas ha affermato che non darà “pretesti a Israele per riprendere gli attacchi”. Tuttavia, l’organizzazione islamista ha affermato che un suo disarmo completo è “fuori discussione” e ha richiamato 7000 miliziani per “controllo territoriale“.
Hamas e la situazione a Gaza
Il movimento islamista Hamas ha escluso categoricamente qualsiasi ipotesi di disarmo, nonostante sia previsto dal piano di pace presentato dall’amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump. Un dirigente anonimo di Hamas ha dichiarato che il disarmo è fuori discussione e non negoziabile, sottolineando la legittimità delle armi come strumento di resistenza all’occupazione israeliana.
Dopo il recente ritiro delle truppe israeliane da alcune aree di Gaza, Hamas ha richiamato circa 7.000 miliziani per rafforzare il controllo territoriale, nominando nuovi governatori con esperienza militare e dispiegando unità armate in diversi distretti. Le forze di Hamas si sono schierate sia in abiti civili sia in uniformi della polizia di Gaza, a testimonianza della loro volontà di consolidare la presenza e il controllo sull’area.
Questa mobilitazione rende ancora più incerta la governance futura di Gaza e complica la possibile attuazione della seconda fase del piano di pace statunitense, che prevede il disarmo del movimento islamista.
Il ruolo del genio militare italiano a Gaza
Tra le ipotesi in discussione per il futuro della Striscia di Gaza nel dopoguerra vi è il coinvolgimento del genio militare italiano per le operazioni di sminamento e bonifica dagli ordigni bellici. Secondo fonti informate, questa possibilità dipende dagli esiti dei prossimi colloqui internazionali e dalle eventuali risoluzioni delle Nazioni Unite.
L’idea di impiegare il genio militare dell’Esercito italiano per la rimozione di mine terrestri e altri ordigni esplosivi a Gaza rappresenta una delle opzioni allo studio per la ricostruzione e la stabilizzazione della regione dopo il conflitto. L’operazione potrebbe rientrare in un più ampio impegno internazionale nel contesto del post-conflitto, volto a garantire la sicurezza dei civili e a favorire un ritorno alla normalità nella Striscia.
Al momento, non vi sono conferme ufficiali, ma la notizia viene confermata da fonti vicine al dossier.






