Nel corso di una recente intervista, il giornalista Yusuf Omar ha parlato con Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, dell’importanza del concerto “Together For Palestine”, svolto a Londra mercoledì 17 settembre e organizzato per raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica su ciò che sta avvenendo nella Striscia di Gaza. Omar ha tracciato dei parallelismi tra l’evento musicale e i concerti organizzati per chiedere la liberazione di Nelson Mandela svolti a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, anch’essi svolti alla Wembley Arena.
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“La mobilitazione che si sta verificando ora è ancora più grande di quella che portò alla fine dell’Apartheid”, ha osservato Albanese. “Quando viene sfidato, il sistema diventa più efferato, più violento. La mia paura è che in questo momento momento sia più potente che mai, a causa del controllo che esercita sulle armi e sugli algoritmi. C’è però stata una presa di coscienza globale nei confronti di ciò che sta avvenendo in Palestina e spero che possa portare a un cambiamento, perché il sistema non cadrà da solo”, ha aggiunto la relatrice speciale delle Nazioni Unite.
Albanese: “Temo per la mia vita, ma non mi lascerò controllare dalla paura”
Durante l’intervista, Omar ha chiesto ad Albanese se temesse di poter essere vittima di un assassinio a causa della sua posizione sulle azioni di Israele.
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“Ovviamente sono spaventata, ma non credo che dovremmo permettere alla paura di controllarci. Nessuno è al sicuro per colpa di questa concezione violenta del potere. Ci sono dei governi che non solo non rispettano le basilari leggi costituzionali, ma si spingono persino a perseguitare le persone. Le sanzioni contro di me sono un esempio di ciò. Anche vari giudici e procuratori della Corte Penale Internazionale sono stati sanzionati dagli Stati Uniti. Il bullismo dietro a certi comportamenti è inaccettabile. Sento di avere una grande responsabilità sulle spalle”, ha concluso Albanese.
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