Roma, 24 settembre 2025 – Fonti mediche palestinesi hanno riferito all’agenzia Wafa che almeno 73 civili sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dall’alba di oggi a causa dei raid israeliani. Le operazioni militari, che includono spari e bombardamenti, si inseriscono nel contesto di un’escalation del conflitto israelo-palestinese che continua a mietere vittime tra la popolazione civile.
L’impatto umanitario e le reazioni internazionali
La recente ondata di raid ha provocato un numero elevato di vittime civili, con 73 morti confermati solo nella giornata odierna. Questa escalation si inserisce in un quadro di sofferenza umana che ha visto dall’inizio della crisi nel 2023 oltre 63.000 decessi, inclusi più di 13.000 bambini, e oltre 111.000 feriti.
Organizzazioni internazionali, fra cui Oxfam, continuano a denunciare la gravità della crisi umanitaria a Gaza, sottolineando l’urgenza di un cessate il fuoco permanente, un accesso umanitario sicuro e soluzioni politiche durature. Nel frattempo, la popolazione civile resta intrappolata in un conflitto che non accenna a diminuire, mentre l’intervento medico e umanitario tenta di far fronte a una situazione disperata.
Ospedali presi di mira
L’esercito israeliano ha affermato nel frattempo che l’ospedale al-Shifa, un tempo il principale centro medico della Striscia di Gaza, sarebbe stato utilizzato recentemente da combattenti di Hamas come base militare. L’accusa, accompagnata dalla diffusione di riprese aeree, sostiene che uomini armati sarebbero entrati in un edificio del complesso ospedaliero trasformandolo in un “centro di comando terroristico presidiato”, esponendo così al rischio i pazienti, il personale sanitario e i civili presenti.
Il portavoce militare israeliano ha lasciato intendere che potrebbero esserci ulteriori azioni contro la struttura, alla luce di questo presunto utilizzo da parte del gruppo armato palestinese.
Dal canto suo, il Ministero della Salute di Gaza – sotto amministrazione di Hamas – ha dichiarato che l’ospedale continua a funzionare, seppure in condizioni estremamente difficili. “Il personale resta impegnato nella propria missione umanitaria”, si legge in una nota.
Dall’inizio del conflitto, nell’ottobre 2023, l’ospedale al-Shifa è stato più volte colpito e assediato, con la maggior parte delle sue strutture ormai distrutte o gravemente danneggiate. Attualmente, solo pochi edifici restano parzialmente operativi, offrendo servizi medici limitati ma essenziali, in un contesto di risorse quasi del tutto esaurite.






