Due operatori dell’ONG Action contre la Faim sono stati uccisi a Gaza in un raid israeliano: i dettagli dell’attacco
Due operatori umanitari di Action contre la Faim (Acf) sono stati uccisi nella Striscia di Gaza a seguito di un raid israeliano in una zona densamente popolata, come confermato dalla stessa ONG impegnata nella lotta contro la malnutrizione. Le vittime, Mohammed Hussein e Obada Abu Issa, sono state colpite il pomeriggio del 26 giugno 2025, nonostante l’assenza di ordini di evacuazione nella loro area di residenza.
Dettagli sulle vittime e le circostanze dell’attacco
Secondo la nota ufficiale diffusa da Acf, i due operatori umanitari non erano al lavoro al momento dell’attacco. Obada Abu Issa, 30 anni, padre di due figli, svolgeva il ruolo di assistente ai programmi sul campo per il sostentamento idrico e l’igiene, mentre Mohammed Hussein, 20 anni, era custode dell’ufficio di Gaza dall’estate del 2024 e faceva parte dell’organizzazione da circa un anno. L’ONG ha espressamente richiesto la protezione per i lavoratori umanitari e i civili, esortando a un cessate il fuoco immediato e permanente. In una giornata già segnata da violenze, l’esercito israeliano ha provocato la morte di altre 65 persone nella Striscia.
Altri operatori umanitari morti a Gaza
Un video recentemente pubblicato dal New York Times ha ulteriormente scosso l’opinione pubblica internazionale, contraddicendo la versione israeliana sull’incidente che ha visto la morte di 15 operatori della Mezzaluna Rossa palestinese e delle Nazioni Unite. Il filmato mostra chiaramente le ambulanze con i lampeggianti accesi e gli operatori in uniforme catarifrangente, smentendo le accuse di movimenti sospetti o presenze di armi. Il video, registrato nella Striscia di Gaza meridionale a Rafah il 23 marzo 2025, documenta l’attacco israeliano, durante il quale sono stati uccisi anche i paramedici che cercavano di soccorrere i feriti.
L’IDF, l’esercito israeliano, ha annunciato un’indagine approfondita sull’episodio, mentre le organizzazioni internazionali e la Mezzaluna Rossa palestinese rimangono ferme nel denunciare la violazione del diritto umanitario internazionale e la necessità di proteggere i soccorritori e i civili in zone di conflitto.
Questi tragici eventi si inseriscono nel contesto di un conflitto che continua a provocare numerose vittime civili e a mettere a dura prova gli operatori umanitari, la cui missione resta fondamentale per garantire assistenza e sostegno alle popolazioni colpite dalla guerra.






