Roma, 16 settembre 2025 – L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha reso noto che gli attacchi aerei lanciati ieri dall’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza hanno causato almeno 62 vittime, di cui 39 nella parte settentrionale dell’enclave. Fonti mediche confermano che molte delle persone uccise si trovavano nella città di Gaza stessa, tra cui due persone rimaste uccise nel quartiere Nassr mentre cercavano rifugio in una tenda.
Raid israeliani e bilancio delle vittime
Nella notte tra il 15 e il 16 settembre, l’esercito israeliano ha intensificato la sua offensiva militare su Gaza City, utilizzando aerei, droni, missili ed elicotteri Apache, con l’obiettivo di colpire le strutture di Hamas e individuare i 22 ostaggi ancora in mano al gruppo palestinese. Secondo quanto riportato da Wafa, dall’alba di oggi si contano almeno 36 morti tra i civili palestinesi, con un attacco particolarmente devastante che ha colpito un’abitazione nella zona di Al-Tuwam, a nord di Gaza, dove 14 membri della stessa famiglia sono stati uccisi.
Le forze israeliane hanno avviato un’invasione terrestre di Gaza City, avanzando con carri armati e corpi speciali fino al centro della città. L’operazione è stata definita dall’esercito israeliano “solo l’inizio” di una serie di obiettivi da raggiungere, con un appello rivolto alla popolazione civile affinché evacui la zona.
Reazioni internazionali e situazione umanitaria
Il clima di tensione ha spinto i leader dei paesi arabi e islamici a riunirsi a Doha per condannare gli attacchi israeliani e discutere l’attivazione di un meccanismo di difesa congiunto nel Golfo. Nel frattempo, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha effettuato una visita in Israele e nei territori palestinesi, entrando nella Striscia di Gaza per la prima volta in oltre un decennio. Metsola ha sottolineato l’impegno dell’Unione Europea nel sostenere gli sforzi umanitari e nel promuovere la stabilità regionale, chiedendo il rispetto del cessate il fuoco e l’attuazione di un percorso verso una pace sostenibile, garantendo sicurezza sia a Israele che ai palestinesi.
La situazione sul terreno rimane estremamente critica, con centinaia di migliaia di civili sfollati e un’emergenza umanitaria che si aggrava di ora in ora. Le famiglie degli ostaggi israeliani hanno organizzato proteste davanti alla residenza del primo ministro Netanyahu a Gerusalemme, chiedendo un intervento urgente per la liberazione dei propri cari e manifestando contro l’escalation militare in corso.






