Teheran ha respinto la conclusione del vertice del G7 e ha indicato Israele come l’aggressore, nonché responsabile della guerra
L’Iran ha respinto con fermezza le conclusioni del G7 riguardanti il conflitto in corso con Israele, definendo lo Stato ebraico come “aggressore” e denunciando il silenzio internazionale sulle sofferenze civili provocate dai raid israeliani. A parlare è stato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, che ha accusato il G7 di “ignorare la spudorata e illegale aggressione di Israele” e ha esortato i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a rispettare “i loro doveri morali e legali”.
Le accuse iraniane contro Israele
In un messaggio pubblicato sul suo profilo X, Baghaei ha affermato che “Israele ha scatenato una guerra di aggressione non provocata contro l’Iran in violazione della Carta dell’Onu e delle norme sulla tutela degli impianti nucleari”. L’Iran, che si presenta come Repubblica Islamica con una lunga storia di tensioni regionali, sottolinea quindi un inasprimento del conflitto con lo Stato d’Israele, paese con cui i rapporti sono storicamente conflittuali. Le affermazioni di Baghaei denunciano in particolare le conseguenze per la popolazione civile e le infrastrutture pubbliche colpite nei raid israeliani, un tema che il G7, secondo Teheran, avrebbe trascurato nelle sue dichiarazioni ufficiali.
Il contesto geopolitico e le reazioni internazionali
Questa presa di posizione iraniana si inserisce in un contesto internazionale già segnato da tensioni militari e diplomatiche che coinvolgono più attori globali. Il conflitto tra Israele e Iran rappresenta uno dei fronti più caldi del Medio Oriente, con implicazioni che si estendono ben oltre i confini dei due paesi. Le richieste di Baghaei al Consiglio di Sicurezza sottolineano la volontà di Teheran di coinvolgere la comunità internazionale nelle sue denunce, mentre la situazione rimane fluida e ancora fortemente caratterizzata da scontri e accuse reciproche.
In assenza di un accordo condiviso tra le grandi potenze, resta alta la tensione nella regione, dove ogni passo diplomatico o militare può avere ripercussioni significative sulla stabilità e sulla sicurezza globale.






