Il governo guidato da Sébastien Lecornu ha superato ieri una sfida cruciale in Assemblée Nationale, dove la mozione di sfiducia presentata da La France Insoumise (LFI) è stata respinta, seppur con un margine più stretto del previsto. Il risultato, 271 voti favorevoli contro i 289 necessari per far cadere l’esecutivo, conferma la tenuta del governo Lecornu 2, ma evidenzia una situazione politica ancora fragile e fortemente polarizzata.
Francia, duro confronto in Parlamento: le mozioni di sfiducia al governo Lecornu
La giornata di ieri è stata segnata dal dibattito sulle due mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni più radicali: quella di La France Insoumise, capeggiata da Jean-Luc Mélenchon, e quella del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen. Mentre la mozione del RN era considerata priva di reali possibilità di successo, essendo boicottata dalla sinistra, quella di LFI ha rischiato di mettere in difficoltà Lecornu, grazie anche a una parte del Partito Socialista (PS) che ha scelto di non votarla per responsabilità istituzionale, dopo che il premier aveva sospeso la contestata riforma delle pensioni fino al 2028.
Durante il dibattito, Marine Le Pen ha accusato il governo di paura delle urne e di aver confezionato una manovra economica definita da lei “un museo degli orrori”. Il primo ministro ha replicato con fermezza, sottolineando il sostegno di una “base abbastanza ampia di deputati” e accusando la leader dell’estrema destra di diffondere menzogne ai francesi. Lecornu ha inoltre invitato l’opposizione a non “prendere in ostaggio la manovra economica”, ricordando che le elezioni presidenziali si avvicinano e che la campagna elettorale sarà il momento per confrontarsi con gli elettori.
Il governo Lecornu tra sfide politiche e sociali
Sébastien Lecornu, premier macroniano in carica dal 9 settembre 2025, continua a muoversi in un contesto politico estremamente complesso in Francia. Dopo aver presentato un nuovo governo a seguito delle dimissioni del predecessore François Bayrou, Lecornu ha dovuto affrontare numerose manifestazioni e proteste diffuse in tutto il Paese, con oltre 250mila partecipanti secondo i sindacati e disagi significativi nei trasporti pubblici, inclusa la cancellazione di circa 110 voli e blocchi ferroviari.
La sospensione della riforma delle pensioni, che avrebbe innalzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni, è stata la condizione posta dal Partito Socialista per non votare la mozione di sfiducia di LFI. Questo provvedimento ha consentito al governo di guadagnare un margine di sicurezza in Parlamento, ma non ha risolto la profonda crisi politica che attraversa la Francia. L’instabilità cronica è alimentata dalla frammentazione dell’Assemblée Nationale, dove estrema destra e sinistra radicale detengono una consistente rappresentanza.
Parallelamente, il governo deve affrontare la sfida di presentare una legge di bilancio per il 2026 volta a ridurre il deficit pubblico, attualmente al 4,7% del PIL, per evitare sanzioni da parte dell’Unione Europea. Lecornu si trova quindi a dover bilanciare le richieste di rigore fiscale con le crescenti tensioni sociali. Inoltre, le consultazioni politiche proseguono con incontri bilaterali con i presidenti delle due assemblee e con i gruppi parlamentari, mentre le opposizioni saranno convocate in un secondo momento per tentare di trovare un equilibrio.
In conclusione, il governo Lecornu è riuscito a superare per il momento la mozione di sfiducia, ma la politica francese resta in uno stato di tensione elevata e di incertezza, con manifestazioni di massa, blocchi e un Parlamento spaccato che riflettono una società profondamente divisa e un futuro politico tutt’altro che definito.






