La Corte d’Assise di Parigi ha condannato all’unanimità Dahbia Benkired all’ergastolo senza possibilità di riduzioni di pena né di misure alternative, riconoscendola colpevole di stupro, tortura, atti di barbarie e omicidio della dodicenne Lola Daviet. È la prima donna in Francia a ricevere una condanna di questa gravità, che prevede anche un periodo di massima sicurezza illimitato: eventuali revisioni potranno essere valutate solo dopo trent’anni di detenzione. Il tribunale ha motivato la sentenza sottolineando l’estrema crudeltà del crimine, definito “un vero supplizio”, e la personalità disturbata dell’imputata, segnata da “un percorso di vita caotico, ma che non può spiegare l’odio sfrenato” che ha guidato le sue azioni.
Lola Daviet: un delitto che sconvolse la Francia
Il 14 ottobre 2022, Dahbia Benkired, all’epoca ventiquattrenne e in condizione irregolare sul territorio francese, attirò nella propria abitazione nel 19° arrondissement di Parigi la piccola Lola, figlia dei portieri dello stabile. Dopo averla violata e torturata, la soffocò con del nastro adesivo. Successivamente tentò di allontanarsi trascinando una valigia contenente il corpo della bambina.
L’omicidio, di cui non è mai stato chiarito il movente, scosse profondamente l’opinione pubblica francese. Le versioni fornite da Benkired durante il processo sono state contraddittorie: dalla rabbia verso la madre di Lola a un presunto “incantesimo”, fino all’idea di un gesto “per punire” l’ex compagno.
Il profilo psicologico di Dahbia Benkired
Le perizie psichiatriche non hanno rilevato patologie tali da giustificare l’infermità mentale, ma hanno descritto l’imputata come affetta da una “personalità schizotipica”, caratterizzata da freddezza emotiva e pensieri distorti, senza però tratti deliranti veri e propri. In aula, Benkired ha dichiarato di essersi sentita “normale” dopo l’omicidio e di aver creduto che “le cose si sarebbero fermate da sole”.
Le ripercussioni politiche
Il caso della piccola Lola è diventato un tema di forte tensione nel dibattito politico francese, con l’estrema destra che lo ha più volte evocato come simbolo della presunta debolezza dello Stato nelle politiche migratorie e nelle espulsioni degli irregolari.
La condanna di Dahbia Benkired, pronunciata all’unanimità, chiude un processo segnato da orrore e commozione, lasciando però irrisolto il mistero sul movente di un crimine che ha segnato nel profondo la coscienza della Francia.






