Parigi, 9 settembre 2025 – La Francia si trova in una nuova crisi politica con le dimissioni del governo Bayrou. Per la prima volta, infatti, un esecutivo è caduto non a seguito di una mozione di sfiducia, ma perché il primo ministro ha richiesto la fiducia al Parlamento e non l’ha ottenuta.
Le dimissioni di François Bayrou e la crisi politica
François Bayrou, 74enne politico di lungo corso e leader del Movimento Democratico (MoDem), ha guidato il governo francese dal 13 dicembre 2024. Questa mattina si è recato all’Eliseo per presentare le dimissioni al presidente Emmanuel Macron, che ha prontamente preso atto della situazione. La richiesta di fiducia, avvenuta l’8 settembre, si è conclusa con un risultato drammatico: 364 voti contrari, 194 favorevoli e 35 astensioni, un vero e proprio tsunami politico che ha travolto Bayrou.
Il premier aveva chiesto il sostegno parlamentare per un piano finanziario che prevedeva tagli per 44 miliardi di euro, la riduzione di due giorni festivi e il mantenimento della contestata riforma delle pensioni. Ma la sua iniziativa di “prova della verità” si è rivelata un autogol: il sostegno atteso da Marine Le Pen e dai socialisti non è arrivato, e l’alleanza di governo si è sgretolata. Bayrou, noto anche per aver accusato l’Italia di dumping fiscale sugli espatriati, non è riuscito a consolidare un consenso sufficientemente ampio, rimanendo alla guida del governo per soli nove mesi.
Le reazioni politiche e le prospettive per Emmanuel Macron
Il crollo del governo ha scatenato immediatamente le richieste di nuove elezioni da parte di Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, che ha promesso di guidare un governo “per raddrizzare il Paese” qualora ottenesse la maggioranza assoluta. Dall’opposizione di sinistra, Jean-Luc Mélenchon ha rilanciato chiedendo non solo nuove elezioni legislative, ma anche la fine anticipata del mandato presidenziale di Macron, dichiarando che “non voteranno mai un premier socialista sostenuto dai macronisti”.
Il presidente Macron, che ha già affrontato una serie di crisi con quattro primi ministri in meno di due anni, rimane ora al centro di un delicato equilibrio. Le consultazioni ufficiali per la nomina del nuovo premier non sono ancora iniziate, ma circolano vari nomi di ministri attuali come Sébastien Lecornu (Difesa), Catherine Vautrin (Lavoro e Sanità), Éric Lombard (Economia) e Gérald Darmanin (Giustizia), così come ipotesi di ritorno a figure di destra come Michel Barnier o una svolta verso la sinistra con Pierre Moscovici.
La sfida di un governo di compromesso e il ruolo del negoziatore
Nel tentativo di evitare ulteriori blocchi, l’ex premier e oggi capo del partito macroniano Renaissance, Gabriel Attal, ha proposto di nominare un “negoziatore” incaricato di trovare un accordo di interesse generale tra le forze repubblicane prima di designare un nuovo capo del governo. Questa figura avrebbe il compito di mediare tra i partiti per creare una maggioranza stabile in vista della presentazione del bilancio 2026, un passaggio cruciale che rischia di far cadere chiunque.
La situazione politica francese si avvicina così, per certi versi, al modello italiano, con un esecutivo fragile e la necessità di un compromesso tra diverse anime politiche. Intanto, la tensione sociale resta alta: per mercoledì è prevista una manifestazione di protesta denominata “Blocchiamo tutto”, che richiama alla memoria i movimenti dei gilet gialli e per la quale il ministro dell’Interno ha già predisposto un imponente dispiegamento di forze dell’ordine.
François Bayrou, con una carriera politica che attraversa la Quinta Repubblica da oltre 40 anni, da deputato a ministro dell’Istruzione, da sindaco di Pau a presidente del Partito Democratico Europeo, lascia dunque un segno importante nella storia politica francese, ma con un esito amaro per il suo breve incarico di Primo ministro. Emmanuel Macron ora dovrà affrontare la sfida di trovare un successore in grado di governare un Parlamento frammentato e di riportare stabilità in un momento di grande incertezza per la Francia.






