NEW YORK – Il volto della donna è stato oscurato per tutelarne la privacy, mentre quello di Bill Clinton, sorridente in una vasca idromassaggio, è facilmente riconoscibile. L’immagine non implica che l’ex presidente abbia commesso reati durante i suoi rapporti con Jeffrey Epstein, ma alimenta i sospetti di chi ha sempre ritenuto che una parte dell’élite americana fosse coinvolta nelle sue vicende.
Tra i nomi citati compare anche il presidente Trump: nella rubrica di Epstein figuravano infatti l’ex moglie Ivana e la figlia Ivanka, senza che vi siano prove di comportamenti impropri. Nella sua agenda compaiono anche diversi italiani, da Flavio Briatore a Giuseppe Cipriani, ma anche in questo caso la presenza non è indicativa di nulla, considerando che Epstein frequentava personaggi molto diversi tra loro, da Mick Jagger al premio Nobel per la pace e sopravvissuto all’Olocausto Eli Wiesel. Un’altra fotografia lo ritrae insieme a Michael Jackson.

Caso Epstein, 1.200 vittime dai nomi in gran parte oscurati
Ieri alle quattro del pomeriggio, dopo mesi di resistenze che hanno diviso il movimento Maga e in seguito all’approvazione di una legge che ne ha imposto la divulgazione, il Dipartimento di Giustizia ha iniziato a rendere pubblici i documenti riservati sul caso Epstein. Non si tratta dell’intero archivio, ma di oltre 300.000 pagine che contengono i nomi di almeno 1.200 vittime, per lo più coperti da omissis.
Tra i materiali c’è un elenco di 254 massaggiatrici e un’agenda che appare come una vera e propria mappa dell’élite globale. Forse non esiste una vera “lista dei clienti”, ma alcune pagine riportano la dicitura “Visitors massage”: se non fossero censurate, potrebbero contenere nomi rilevanti e imbarazzanti.
Accedendo al sito del Dipartimento di Giustizia compare un messaggio che avverte: “Sei in fila. Stiamo registrando un volume estremamente elevato di richieste di ricerca. Grazie per la pazienza”. Alcuni documenti ricostruiscono i fatti: tra il 1999 e il 2002, con l’aiuto e la partecipazione di Ghislaine Maxwell, Epstein abusò sessualmente di Virginia Giuffrè in diversi luoghi.
Tra il 2001 e il 2007, con il supporto di numerosi co-cospiratori, abusò di oltre 30 ragazze minorenni. Nell’ambito delle attività di tratta di esseri umani, Epstein e Maxwell avrebbero inoltre intimidito Giuffrè affinché non parlasse di quanto accaduto. Un altro documento evidenzia la consapevolezza dei reati da parte di Epstein: nel 2002 una vittima minorenne fu reclutata per avere rapporti sessuali con lui e subì abusi ripetuti nella sua residenza di New York. Epstein la spinse a coinvolgere altre ragazze in prestazioni sessuali a pagamento. Le chiese l’età e lei rispose dicendo la verità.

Un’agenda sterminata
La rubrica dei contatti di Epstein era estremamente ampia, anche se ciò non implica nulla riguardo ai comportamenti o a eventuali responsabilità penali delle persone citate. Tra i nomi figurano, tra gli altri, José Aznar, Tony Blair, Michael Bloomberg, un Brandolini d’Adda, Giancarlo Camerana, Naomi Campbell, il duca di York, Leonardo Ferragamo, Ralph Fiennes, Dustin Hoffman, Mick Jagger, Ted Kennedy, Henry Kissinger, Rupert Murdoch, Peter Soros, Eduardo Teodorani Fabbri e Bob Weinstein.
Trump: “Siamo i più trasparenti della storia”
La Casa Bianca ha affermato che la diffusione dei file dimostra come l’amministrazione Trump sia “la più trasparente della storia”, richiamando anche il recente invito del presidente a indagare ulteriormente sugli amici democratici di Epstein.
Di diverso avviso i democratici. Il deputato Ro Khanna, promotore della legge che ha portato alla pubblicazione dei documenti, chiede spiegazioni sul perché non siano stati resi pubblici tutti i materiali e sul motivo delle numerose censure, definendo l’operazione “deludente e non trasparente”. Una posizione condivisa anche dal repubblicano Massie. In assenza di chiarimenti soddisfacenti, entrambi minacciano l’impeachment della segretaria alla Giustizia Pam Bondi.
Nei file anche una denuncia del 1996 per pedopornografia
Tra i documenti diffusi compare anche una denuncia per pedopornografia risalente al 1996, che l’Fbi non avrebbe mai approfondito, come riportato dal New York Times. La segnalazione fu presentata da una donna che aveva lavorato per Epstein circa dieci anni prima dell’avvio delle prime indagini ufficiali, ma non ebbe seguito. Alcuni investigatori arrivarono persino ad accusare la denunciante, Maria Farmer, di essersi inventata tutto. Dopo la pubblicazione dei documenti, la donna ha commentato: “Ho aspettato 30 anni. Non riesco a crederci. Non possono più darmi della bugiarda”.






