Sydney, 10 dicembre 2025 – L’applicazione del divieto sull’uso dei social media per i minori di 16 anni in Australia, entrato in vigore lo scorso mercoledì, ha già prodotto effetti tangibili sulle famiglie e sui giovani coinvolti. Questa misura, pensata per tutelare la salute mentale e il benessere dei ragazzi, continua a suscitare opinioni contrastanti tra genitori, esperti e utenti.
Impatti sulla vita familiare e sociale dei giovani australiani
Molti genitori australiani hanno espresso un cambiamento significativo nel comportamento dei propri figli a seguito del divieto. Alcuni hanno osservato con favore che i ragazzi trascorrono meno tempo immersi negli schermi e più tempo interagendo con la famiglia. Un genitore ha raccontato di come il proprio figlio, di solito assorbito da video “noiosissimi” sui social, abbia iniziato a proporre attività condivise come il mini-golf, segno di un recupero di interesse per la vita reale.
D’altra parte, non mancano le preoccupazioni legate alla perdita di un importante canale di comunicazione, soprattutto in contesti isolati o rurali. Per molti adolescenti, infatti, le piattaforme digitali sono uno strumento essenziale per mantenere i rapporti con amici e familiari, ma anche per ricevere supporto emotivo. Alcuni genitori temono che l’isolamento sociale possa aumentare proprio a causa di questa restrizione, mentre altri sottolineano che, prima del divieto, molti giovani avevano già autocontrollato l’uso dei social in famiglia.
Un dato emerso da numerose testimonianze riguarda la facilità con cui alcuni adolescenti sono riusciti a superare i sistemi di verifica dell’età su app come Snapchat, TikTok e Instagram, permettendo comunque l’accesso ai social media, evidenziando così i limiti tecnici del divieto. Ciò ha alimentato un dibattito sulla necessità di una regolamentazione più efficace delle piattaforme piuttosto che di un semplice blocco agli utenti più giovani.
Divieto dei social media in Australia: combattere la digitale
Il divieto nasce dalla volontà di contrastare effetti negativi dei social media, come dipendenza, ansia e disturbi alimentari già segnalati da pediatri e psicologi. Alcuni genitori hanno notato un miglioramento nell’umore e nelle abitudini alimentari dei figli, soprattutto nelle fasce d’età più giovani, mentre altri segnalano ansia e disagio per la perdita delle relazioni sociali digitali, specie in adolescenti che già affrontano difficoltà psicologiche o condizioni come l’autismo.
Un caso emblematico riguarda un ragazzo che, a causa del divieto, ha interrotto la sua attività di content creator su YouTube, una fonte di reddito e di autostima per lui. Questo episodio mette in luce come il divieto possa avere ripercussioni anche a livello economico e personale, andando a intaccare progetti di crescita e socializzazione virtuale.
Reazioni e prospettive future
Il governo australiano ha ricevuto sia ringraziamenti per aver preso sul serio la sicurezza online dei ragazzi, sia critiche per un approccio ritenuto troppo rigido e poco flessibile. Molti genitori chiedono una maggiore responsabilizzazione delle aziende che gestiscono i social media, ritenendo che il problema non siano i giovani utenti ma le piattaforme stesse, spesso dominate da logiche economiche che privilegiano il profitto rispetto al benessere degli utenti.
Nel frattempo, la resilienza di internet e la creatività degli utenti fanno sì che si sviluppino nuovi strumenti e modi per aggirare le restrizioni, complicando ulteriormente la possibilità di un controllo efficace. Restano aperti quindi i dibattiti su come bilanciare la protezione dei minori con il diritto a una socialità digitale sana e consapevole, soprattutto in un’epoca in cui le relazioni sociali si intrecciano sempre più strettamente con il mondo virtuale.






