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Home Esteri

Da forni crematori alle proteste: la risposta del Messico alle sparizioni forzate

by Nicoletta Totaro
19 Marzo 2025
La presidente del Messico Claudia Sheinbaum

La presidente del Messico Claudia Sheinbaum | Dal web - alanews.it

Ossa carbonizzate ed effetti personali, trovata una nuova fossa comune per Desaparecidos a 60 km da Guadalajara. Cresce la mobilitazione nel Paese per chiedere giustizia e trasparenza

“La cosa più vicina all’inferno sulla terra” furono le parole usate dal fotogiornalista Mohamed Amin alla visione del campo profughi di Korem, in Etiopia, nel 1984. Quarant’anni dopo, il 5 marzo 2025, i parenti dei desaparecidos usano le stesse parole davanti al desolato ranch Izaguirre, a 60 km da Guadalajara, in Messico.

Dagli anni ‘60, l’America Latina è segnata dal dramma dei “desaparecidos”, letteralmente “scomparsi”. Solo in Messico, dall’inizio del narcoguerra nel 2006, si contano più di 120mila persone sparite nel silenzio della corruzione e del narcotraffico. Di fronte all’indifferenza dei governi, il ruolo più incisivo nella ricerca della verità viene svolto dai familiari delle vittime delle sparizioni forzate. “Tutte per tutte e tutti sono nostri figli” era lo slogan della storica protesta delle madri di Plaza de Mayo del 30 aprile 1977. Da allora, nonni, genitori, figli, volontari e attivisti per i diritti umani si uniscono in collettivi per non lasciare che l’oblio prevalga.

Nel gennaio 2024, nella regione di Jalisco, circa cento famiglie e decine di volontari hanno fondato il gruppo “Guerreros Buscadores de Jalisco” (GBJ). A poco più di un anno dalla sua nascita, il collettivo ha ricevuto una segnalazione anonima da un giovane che affermava di essere stato ostaggio di un gruppo criminale. Durante la chiamata, ha indicato la presenza di tre forni crematori nascosti sotto lastre di cemento in una zona agricola a Teuchitlán.

Scortati da un autobus della Guardia Nazionale, alcuni testimoni raccontano di essere entrati in un’area, a prima vista, abbandonata. Ma sotto la polvere, la sterpaglia e il silenzio, ogni passo portava alla luce elementi inquietanti, lasciando pochi dubbi sulla natura del sito: un campo di sterminio moderno. Tra ossa carbonizzate ed effetti personali – indumenti, borse e più di duecento paia di scarpe – è stato trovato anche un registro con i nomi di persone che potrebbero aver lavorato lì. Il 14 marzo, l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ha pubblicato un comunicato in cui si legge: “Secondo quanto riferito, [il campo] era stato utilizzato dal cartello ‘Jalisco Nueva Generación’ per addestrare i giovani che venivano reclutati con la forza in questa organizzazione con false offerte di lavoro. Venivano sottoposti a trattamenti duri e coloro che mostravano resistenza o non soddisfacevano le richieste del cartello, venivano uccisi, come dimostra la presenza di frammenti di ossa e resti umani carbonizzati sul sito. La scoperta è ancora più inquietante dato che questo sito era stato precedentemente perquisito nel settembre 2024 dalla Guardia Nazionale e dall’Ufficio del Procuratore dello Stato di Jalisco, senza che venissero rilevate prove cruciali. Prendiamo atto dell’impegno delle autorità federali e statali a esaminare le potenziali omissioni nella conduzione dell’operazione di ricerca iniziale”.

Di fronte al silenzio del governo nelle ultime settimane, il comunicato si conclude così: “Chiediamo alle autorità messicane di garantire che ci saranno indagini approfondite, indipendenti, imparziali e trasparenti sui crimini commessi nel sito, di potenziare gli sforzi per identificare i resti ritrovati lì e di consentire la partecipazione significativa delle famiglie ai processi di ricerca, indagine e responsabilità. Dato l’ampio impatto delle sparizioni in tutto il Messico, esortiamo anche il governo a rafforzare le misure preventive e a garantire protezione e sostegno alle famiglie delle vittime di sparizioni nella loro ricerca di verità, giustizia e risarcimenti”.

Non è la prima volta che vengono ritrovati forni clandestini nella zona di Jalisco e in generale in Messico. I vari collettivi sono certi che molte delle persone scomparse siano finite in posti come questo. Ma ciò che rende la situazione ancora più grave, come sottolineato nel comunicato succitato, è che la Guardia Nazionale e l’Ufficio del Procuratore di Jalisco erano già a conoscenza del campo di Izaguirre. Nel settembre scorso, infatti, avevano effettuato un’irruzione nella proprietà, ma l’avevano descritta come un semplice luogo di addestramento del cartello, senza trovare alcuna prova rilevante.

La scoperta del campo clandestino ha suscitato una forte indignazione nell’opinione pubblica, con i media locali che lo definiscono “Auschwitz messicana”. Tale ritrovamento offre una prova tangibile delle sparizioni legate alla criminalità organizzata e al narcotraffico. In risposta, le autorità messicane hanno avviato un’indagine per identificare i prigionieri, mentre i collettivi e i cittadini hanno intensificato la loro lotta per far sentire la propria voce a livello internazionale. Sabato 15 marzo, in numerose città del Messico si sono svolte marce pacifiche per chiedere giustizia e, soprattutto, trasparenza.

Il tutto si inserisce in un contesto delicato per il governo di Claudia Sheinbaum, messo sotto pressione dagli Stati Uniti. Il presidente Trump ha infatti minacciato un intervento militare per reprimere la criminalità organizzata e i membri del cartello. Nella lista delle organizzazioni terroristiche, ha incluso proprio ‘Jalisco Nueva Generación’, che controlla il corridoio tra Guadalajara e Puerto Vallarta, una delle principali rotte pacifiche per l’esportazione di coca, eroina, metanfetamine e Fentanyl. Ora questa ipotesi sembra sempre più concreta, dal momento che Trump potrebbe sfruttare la situazione a proprio favore.

Articolo di Nicoletta Totaro

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