Colloqui Stati Uniti-Iran sul nucleare, il presidente statunitense Donald Trump denuncia l’aggressività di Teheran: le sue parole
Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d’America, ha espresso preoccupazione per l’atteggiamento sempre più aggressivo dell’Iran nei negoziati sul programma nucleare. In un’intervista rilasciata a Bret Baier e riportata da Fox su X, il tycoon ha sottolineato come Teheran stia adottando un approccio più duro rispetto al passato.
L’aggressività iraniana nei negoziati nucleari
Secondo Trump, l’Iran si mostra ora “molto più aggressivo” nelle trattative sul nucleare, una posizione che riflette le crescenti tensioni nella regione mediorientale. Questa nuova fase negoziale si inserisce in un contesto di complessi equilibri geopolitici, con l’Arabia Saudita che si propone come mediatore chiave tra Stati Uniti e Iran, tentando di ritagliarsi un ruolo di primo piano rispetto ad altri attori regionali come Qatar e Oman. La ripresa delle relazioni diplomatiche tra Riyadh e Teheran, avvenuta nel marzo 2023 con la mediazione cinese, rappresenta un elemento di svolta, sebbene restino forti diffidenze reciproche, in particolare per quanto riguarda l’influenza saudita in Libano e Siria.
L’emiro del Qatar, Hamad Al-Thani, ha recentemente visitato Teheran, rafforzando l’idea che l’accordo sul nucleare potrebbe vedere coinvolti più attori regionali, con gli Stati Uniti che sembrano affidare a Riyadh un ruolo di facilitatore. Tuttavia, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha accusato Trump di false aperture diplomatiche, mirate a indebolire il suo governo, mentre i colloqui concreti restano ancora in fase embrionale.
La strategia di Trump e il ruolo di Riyadh
La scelta di Trump di puntare sull’Arabia Saudita come alleato strategico e mediatore in Medio Oriente si inserisce nella sua più ampia politica energetica e geopolitica, che mira a consolidare la posizione statunitense nella regione e a garantire la stabilità necessaria per l’attuazione di piani economici come la “Vision 2030” saudita. Questo assetto presuppone un equilibrio delicato tra la pressione sugli avversari regionali e la necessità di dialogo, in un contesto segnato da sanzioni occidentali che continuano a limitare i benefici economici per l’Iran.
L’amministrazione Trump mantiene un approccio ambivalente: da un lato, si dichiara contraria a un Iran con armi nucleari, dall’altro si mostra disponibile a negoziati purché siano rispettate condizioni rigide. La pressione interna in Iran, con i conservatori ostili a compromessi e la nuova leadership moderata di Pezeshkian, rende però difficile prevedere un rapido avanzamento verso un accordo definitivo.
In questo scenario, la regione guarda con attenzione all’evoluzione dei negoziati, consapevole che la stabilità mediorientale dipende in larga misura dal risultato delle trattative sul nucleare iraniano e dal ruolo che attori come l’Arabia Saudita riusciranno a giocare nel facilitare un dialogo costruttivo.