Continuano i colloqui sul nucleare tra USA e Iran, mentre Teheran fa sapere quali sono le sue condizioni per arrivare a un accordo
Un accordo sul programma nucleare iraniano con gli Stati Uniti è vicino, ma rimane subordinato a condizioni precise, in particolare alla rimozione delle sanzioni economiche da parte di Washington e al mantenimento delle attività di arricchimento dell’uranio da parte di Teheran, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. I colloqui, mediati dall’Oman e in programma a Muscat, continuano da aprile e potrebbero giungere a una svolta positiva nel breve termine.
Condizioni iraniane per un’intesa sul nucleare
Araghchi ha sottolineato su X (ex Twitter) che la prosecuzione del programma di arricchimento iraniano, sebbene sotto la piena supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), è un elemento non negoziabile. Il ministro ha evidenziato che la piena revoca delle sanzioni economiche rappresenta un prerequisito essenziale per il raggiungimento di un accordo “reciprocamente vantaggioso”, che garantisca la natura pacifica del programma nucleare iraniano.
Parallelamente, Ali Shamkhani, alto consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei, ha confermato a NBC News la disponibilità iraniana a firmare un accordo con l’amministrazione Trump, a condizione che siano eliminate tutte le sanzioni economiche. L’Iran sarebbe disposto a rinunciare all’uranio arricchito a livello militare, a mantenere livelli di arricchimento solo per usi civili e a garantire l’accesso degli ispettori internazionali.
Tuttavia, Shamkhani ha espresso critiche verso il tono “minaccioso” di Trump, definendo il cosiddetto “ramo d’ulivo” offerto dal presidente statunitense come “filo spinato”. Il clima resta quindi teso, nonostante la volontà dichiarata di procedere verso un’intesa.
Prossimi passi e tensioni geopolitiche
I negoziati di Vienna, che coinvolgono anche Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina nel cosiddetto gruppo “5+1”, mirano a ripristinare l’accordo del 2015 (JCPOA), abbandonato unilateralmente da Trump nel 2018. Le parti lavorano per superare le questioni ancora aperte, tra cui la rimozione del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dalla lista delle organizzazioni terroristiche da parte degli Usa e la gestione delle ispezioni AIEA, soprattutto in relazione al materiale nucleare rinvenuto in siti iraniani chiusi.
La situazione regionale è complicata dalle preoccupazioni di Israele, che teme un rafforzamento del regime iraniano e l’aumento della sua capacità aggressiva in Medio Oriente. Il premier israeliano Naftali Bennett ha ribadito l’opposizione di Gerusalemme a qualsiasi accordo che non impedisca all’Iran di acquisire l’arma nucleare, sottolineando che Israele continuerà a difendere i propri interessi con ogni mezzo.
Il prossimo incontro a Muscat rappresenta dunque un momento cruciale per definire i termini di un possibile accordo, che potrebbe influenzare in modo significativo gli equilibri geopolitici della regione e le relazioni tra Iran e Stati Uniti.