La Commissione europea sembra pronta a presentare il target sul clima al 2040, ma i governi sono divisi: la situazione
Dopo diversi rinvii, la Commissione europea si appresta a presentare il prossimo 2 luglio la tanto attesa proposta legislativa sul target climatico al 2040. L’iniziativa, pur non essendo formalmente inserita nell’agenda del vertice UE, ha scatenato un acceso dibattito tra i leader europei, con posizioni contrastanti sulle modalità per centrare la riduzione delle emissioni di gas serra, tappa fondamentale verso l’obiettivo di azzeramento entro metà secolo.
Obiettivo di riduzione e flessibilità nelle opzioni
Bruxelles conferma l’ambizioso obiettivo di una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, per far fronte alle divergenze tra Stati membri e alle critiche interne al Parlamento europeo, in particolare dal Partito popolare europeo (Ppe), la Commissione proporrà una serie di strumenti di flessibilità. Tra questi, spiccano i meccanismi di compensazione internazionale del carbonio ispirati all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, che consentiranno ai Paesi di collaborare volontariamente per il raggiungimento degli obiettivi climatici. Verrà inoltre riconosciuto il contributo delle rimozioni “naturali” di CO2, ottenute tramite suolo, agricoltura e foreste, una strategia già adottata per il target 2030.
Questo approccio mira a superare le resistenze soprattutto da parte di Paesi come l’Italia, che ha chiesto di valutare un target più moderato, tra l’80% e l’85%, ritenendo tali valori compatibili con la neutralità climatica entro il 2050. A sostegno del target più elevato, si è espresso il Consiglio scientifico dell’Ue sui cambiamenti climatici, che ne ha raccomandato la riduzione del 90% entro il 2040.
Le posizioni dei leader sul clima e le sfide politiche
Il presidente francese Emmanuel Macron si è detto favorevole agli obiettivi 2040, sottolineando però la necessità di dotarsi di strumenti adeguati per garantire competitività e flessibilità tecnologica, citando l’importanza di includere sia le energie rinnovabili sia il nucleare. Macron ha inoltre proposto di sganciare l’obiettivo 2040 da quello intermedio del 2035, richiesto dall’Ue in vista della Conferenza Cop30 che si terrà a fine anno a Belém, in Brasile.
Anche il primo ministro belga, Bart De Wever, ha descritto un “dibattito vivace” tra chi sostiene un percorso ambizioso e chi, come l’Italia, punta a margini di manovra più ampi grazie al progresso tecnologico. La Danimarca, che assumerà la presidenza Ue dal primo luglio, insieme alla Spagna, si è dichiarata pronta a sostenere il target del 90%, confermando così una linea di forte impegno climatico da parte di alcuni membri dell’Unione.
La proposta legislativa della Commissione europea rappresenta pertanto un delicato equilibrio tra ambizione e pragmatismo, con l’obiettivo di trovare un consenso che tenga conto delle differenti sensibilità nazionali e delle sfide economiche e tecnologiche che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi decenni.






