WASHINGTON, 16 dicembre 2025 – L’amministrazione Trump serra i ranghi attorno a Susie Wiles. Dopo la pubblicazione di un lungo profilo su Vanity Fair dedicato alla chief of staff della Casa Bianca, la portavoce Karoline Leavitt è intervenuta per respingere le critiche e ribadire la fiducia totale del presidente nella sua collaboratrice più stretta, definita una figura chiave dei primi mesi del nuovo mandato.
La difesa ufficiale della Casa Bianca
Secondo Leavitt, Susie Wiles ha avuto un ruolo determinante nel successo iniziale dell’amministrazione Trump, contribuendo a rendere i primi undici mesi tra i più efficaci della storia presidenziale. La portavoce ha sottolineato come il presidente non abbia una consigliera più leale e come il suo lavoro sia riconosciuto non solo all’interno della Casa Bianca, ma anche da esponenti di Capitol Hill che non fanno parte dell’esecutivo.
In un secondo intervento con i giornalisti, Leavitt ha accusato Vanity Fair di aver costruito un racconto distorto, estrapolando frasi fuori contesto e omettendo elementi fondamentali delle conversazioni. A suo dire, l’articolo avrebbe volutamente ignorato il quadro complessivo per offrire un’immagine caotica e negativa della presidenza.
Le critiche di Wiles all’articolo e la risposta alle accuse
Anche Susie Wiles ha reagito con durezza al ritratto tracciato dal magazine, definendo il servizio diffamatorio e formulato in modo disonesto. La capo dello staff ha sostenuto che molte delle sue dichiarazioni, così come quelle di altri membri del team, sarebbero state parzialmente riportate o private del contesto necessario a comprenderne il significato reale.
Nel profilo pubblicato da Vanity Fair, Wiles ha comunque affrontato temi sensibili, come il rapporto di Donald Trump con i procedimenti giudiziari che hanno coinvolto i suoi avversari politici, attribuendo parte di quelle iniziative a una spinta di rivalsa personale. Ha inoltre descritto il presidente come dotato di una “personalità da alcolista”, chiarendo che si tratta di un tratto caratteriale e non legato al consumo di alcol.
Epstein, Clinton e le prese di distanza da Trump
Tra i passaggi più delicati dell’intervista c’è anche la smentita delle affermazioni di Trump sul presunto coinvolgimento di Bill Clinton nei viaggi sull’aereo di Jeffrey Epstein. Wiles ha dichiarato che non esistono prove di ulteriori visite all’isola oltre a quelle già note, prendendo così le distanze dalle ricostruzioni del presidente.
La chief of staff ha inoltre espresso giudizi severi su alcune figure dell’amministrazione, dal vicepresidente JD Vance, descritto come ex teorico della cospirazione, fino a Elon Musk, definito un consumatore dichiarato di ketamina con comportamenti talvolta irrazionali. Critiche anche alla ministra della Giustizia Pam Bondi, accusata di aver gestito in modo fallimentare il dossier Epstein.
Trump interviene e rafforza il sostegno
Donald Trump è tornato personalmente sulla questione, difendendo Susie Wiles in un’intervista al New York Post. Il presidente ha riconosciuto alcune delle descrizioni emerse, spiegando di avere una personalità molto possessiva e ribadendo che le parole della sua capo di gabinetto non sono state comprese nel giusto contesto.
Wiles, sempre nell’intervista a Vanity Fair, ha infine escluso con decisione l’ipotesi di un terzo mandato presidenziale, vietato dalla Costituzione, sostenendo che Trump si limiti a provocare perché consapevole dell’effetto che le sue dichiarazioni hanno sull’opinione pubblica. Un chiarimento che, tuttavia, non ha placato le polemiche politiche e mediatiche scatenate dal caso.






