Milano, 17 giugno 2025 – Sono riprese ieri, lunedì 16 giugno, nella Striscia di Gaza le operazioni sanitarie e umanitarie di Caritas Gerusalemme, sospese nei giorni scorsi a causa dell’ulteriore instabilità generata dalla guerra tra Israele e Iran. L’impegno dell’organizzazione, supportata dalla rete internazionale Caritas, si concentra ora sulla gestione di una crisi umanitaria di proporzioni drammatiche, aggravata dalla rottura della tregua e dal blocco totale degli aiuti umanitari.
Emergenza sanitaria e nutrizionale a Gaza
Secondo l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari, la popolazione di Gaza è esposta a un rischio estremo di malnutrizione: il 92% dei bambini sotto i due anni non riceve cibo sufficiente. Circa 290.000 bambini sotto i cinque anni e 150.000 donne in gravidanza o in allattamento necessitano di integratori e macronutrienti essenziali. Sul fronte sanitario, la situazione è altrettanto critica: il 47% degli ospedali opera solo parzialmente, 8 ospedali da campo sono attivi (di cui 3 parzialmente), mentre su 155 centri di assistenza primaria solo 75 sono funzionanti, con 65 che offrono servizi limitati. Tra 10.500 e 12.500 pazienti, inclusi oltre 4.000 bambini, necessiterebbero di evacuazione medica all’estero, ma le poche decine già accolte, anche in Italia, rappresentano solo una minima risposta a un bisogno enorme.
L’azione di Caritas Gerusalemme si concentra in particolare sulle 10 unità mediche mobili attive sul territorio, con l’imminente aggiunta di un’undicesima unità ricavata dalla storica “Papamobile” usata da Papa Francesco nel 2014 a Betlemme. Durante la tregua di inizio 2025, è stato inoltre aperto un punto medico sulla principale strada costiera di Gaza, Al-Rashid Street, e riaperta la clinica ospedaliera di Caritas a Gaza City. Tuttavia, le restrizioni imposte da Israele sull’ingresso dei beni hanno reso difficile la fornitura di protesi e servizi di riabilitazione, attualmente sospesi.
Criticità e appelli internazionali
La situazione si è ulteriormente deteriorata dopo la rottura della tregua a marzo 2025, con Caritas Gerusalemme costretta a sospendere alcune attività per motivi di sicurezza, pur mantenendo attivi dieci punti medici con circa cento operatori sul campo. Il direttore Anton Asfar ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato: “Chiediamo la fine dello spargimento di sangue prima che vengano perse altre vite innocenti”.
Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie internazionali, tra cui OCHA, UNICEF, OMS e World Food Programme, hanno lanciato un appello urgente per proteggere i civili, facilitare l’accesso agli aiuti e rinnovare il cessate il fuoco. La crisi sanitaria, già grave, rischia di durare decenni a causa delle lesioni fisiche e degli effetti sulla salute mentale causati dal conflitto e dal blocco degli aiuti. Come sottolineato dal segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton, “Ogni momento che passa senza agire costa altre vite innocenti”.
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha definito la situazione a Gaza “drammatica, catastrofica, vergognosa”, denunciando la mancanza di rispetto per la dignità di 2,3 milioni di persone e la necessità di un intervento concreto della comunità internazionale. Anche Caritas Italiana, in coordinamento con la rete internazionale, continua a promuovere la raccolta fondi e sostiene la petizione online #CeaseFireNow, che ha raccolto migliaia di firme nel mondo.
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