Tel Aviv, 7 agosto 2025 – In un momento di forte tensione tra le forze militari israeliane e la leadership politica, il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), Eyal Zamir, ha rilasciato una dichiarazione che sottolinea l’importanza della cultura del dissenso all’interno dell’esercito e la sua determinazione a mantenere un approccio professionale e indipendente nel contesto delle operazioni militari e di sicurezza dello Stato di Israele.
La posizione del capo dell’IDF: dissenso e responsabilità
Al forum dello stato maggiore, Zamir ha affermato che “la cultura del dissenso è parte integrante della storia del popolo d’Israele e rappresenta un elemento fondamentale nella cultura organizzativa dell’IDF“. Ha inoltre precisato che l’esercito continuerà a esprimere la sua posizione “senza timore, in modo oggettivo, indipendente e professionale”. Zamir ha voluto chiarire che il lavoro delle forze armate non riguarda teorie astratte, ma “vite umane e la difesa dello Stato“, ribadendo che il bene e la sicurezza di Israele sono l’unico obiettivo davanti agli occhi dell’esercito.
Questa dichiarazione ufficiale giunge in seguito ai contrasti emersi con la leadership politica, in particolare riguardo al piano di occupazione della Striscia di Gaza, annunciato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che desidera un controllo totale del territorio nonostante le riserve e le preoccupazioni espresse da più esponenti militari.
Contesto attuale: tensioni interne e sfide strategiche
Il generale Zamir, in carica dal marzo 2025, è noto per aver elaborato strategie militari che riflettono una linea dura verso Hamas, in sintonia con la destra politica israeliana. Nonostante ciò, si mantiene un certo equilibrio tra le esigenze politiche e la realtà militare, manifestando una certa autonomia rispetto al governo. La sua leadership si inserisce in un momento di crisi umanitaria gravissima a Gaza, con oltre il 90% della popolazione che soffre di carenza di cibo secondo rapporti di organizzazioni come Save the Children e Medici Senza Frontiere.
Il confronto tra Zamir e Netanyahu rappresenta il riflesso di una spaccatura più ampia all’interno dello Stato israeliano, dove il capo di governo spinge per un’escalation militare totale, mentre alcuni vertici militari e dell’intelligence auspicano una soluzione meno distruttiva.
Il capo dell’IDF mette in guardia: “Conquistare Gaza rischia di trascinare Israele in un buco nero”
Durante l’incontro previsto alle 18 con il gabinetto di sicurezza israeliano, dedicato all’esame del piano per l’occupazione della Striscia di Gaza, il capo di stato maggiore Eyal Zamir dovrebbe esprimere serie riserve sull’operazione. Secondo fonti vicine alla leadership militare, Zamir intende sottolineare i pericoli di un intervento su larga scala, soprattutto in assenza di una strategia definita per la fase successiva all’eventuale conquista.
Negli ultimi giorni, riferiscono i media israeliani, Zamir avrebbe confidato ai suoi collaboratori che un’occupazione completa di Gaza potrebbe trasformarsi in una trappola per lo Stato ebraico, spingendo Israele verso un “buco nero” difficile da gestire e ancor più da uscirne.
Nel dettaglio, il piano messo a punto dai vertici militari prevede un’azione coordinata finalizzata all’accerchiamento di Gaza City e dei campi centrali, con l’obiettivo di isolare fisicamente l’area e limitare il raggio d’azione dei combattenti palestinesi. A questa fase dovrebbe seguire un’intensa attività offensiva: l’impiego di un massiccio volume di fuoco, operazioni mirate con truppe di terra e una particolare attenzione a evitare trappole e insidie posizionate dalle milizie locali.
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