La Commissaria europea e il sindaco di Budapest si schierano contro il divieto del Pride: “È una questione europea”
In un clima di crescente tensione politica e sociale, Budapest si trasforma per un fine settimana nel cuore pulsante della difesa dei diritti civili in Europa. In risposta alla controversa decisione delle autorità ungheresi di vietare la marcia del Pride, si alzano voci forti dalle istituzioni europee e locali in difesa della comunità LGBTQ+.
Il sindaco di Budapest e la Commissaria europea a supporto del Pride: le loro parole
“La marcia del Pride non riguarda solo Budapest, ma tutta l’Unione Europea. Se in uno Stato membro può essere vietata, allora nessun cittadino europeo può sentirsi al sicuro”. Così il sindaco della capitale ungherese, Gergely Karácsony, ha aperto la conferenza stampa convocata oggi nella città danubiana, sottolineando come il divieto rappresenti una minaccia ai valori fondanti dell’UE.
Un messaggio che ha trovato piena sintonia nelle parole della Commissaria europea per la Parità, Hadja Lahbib, anch’essa intervenuta da Budapest: “Questo fine settimana gli occhi del mondo sono qui, su una città che oggi è simbolo di resistenza e di diversità. Il Pride è una celebrazione della dignità, dell’uguaglianza e dell’incredibile varietà dell’umanità”.
La posizione dell’Unione Europea
Lahbib ha ribadito con fermezza la posizione dell’Europa: “Il mio messaggio è chiaro: non è accettabile pensare che le persone LGBTQ+ non abbiano gli stessi diritti e gli stessi valori degli altri cittadini. L’Unione Europea non è neutrale di fronte all’odio. Non possiamo restare passivi, non possiamo tollerare ciò che è intollerabile”.
Secondo la Commissaria, i recenti attacchi alla comunità LGBTQ+ non sono episodi isolati, ma parte di una più ampia strategia di regressione: “Stanno cercando di cancellare diritti conquistati con fatica dalle generazioni che ci hanno preceduto, con impegno e lotta pacifica”.
Nel corso della visita, Lahbib ha annunciato incontri istituzionali con rappresentanti del governo ungherese, tra cui il ministro della Giustizia. “È importante dialogare anche con chi non condivide le nostre posizioni, per cercare punti di contatto e difendere insieme l’unità e i valori dell’Unione”, ha aggiunto.
Il sindaco di Budapest è comunque positivo: “la situazione sta migliorando”
Il sindaco Karácsony ha rincarato la dose, sottolineando come la società civile ungherese si stia dimostrando più avanti della politica: “Nonostante le campagne omofobe, l’accettazione delle minoranze sessuali sta crescendo. Gli ungheresi non vogliono questo clima di esclusione. Il governo ha fatto un calcolo politico sbagliato, e ora sta emergendo una grande risposta popolare”.
Mentre a Budapest si moltiplicano eventi, presìdi e iniziative simboliche in sostituzione del Pride ufficiale, il messaggio che arriva dall’Ungheria scuote le coscienze europee: i diritti non sono negoziabili, né divisibili. E quando vengono messi in discussione in un Paese membro, è tutta l’Europa a doversi sentire chiamata in causa.






