Sydney, 17 dicembre 2025 – La polizia dello Stato del Nuovo Galles del Sud ha formalmente incriminato Naveed Akram, uno dei due presunti attentatori responsabili della strage di Bondi Beach, per terrorismo e per 15 capi d’accusa per omicidio, oltre a una quarantina di imputazioni riguardanti lesioni personali gravi e altri reati. L’uomo, gravemente ferito durante la sparatoria con le forze dell’ordine, è sopravvissuto, mentre il padre e complice Sajid Akram è stato ucciso durante l’intervento della polizia.
L’attacco terroristico a Bondi Beach: dinamica e vittime
La strage si è consumata il 14 dicembre scorso a Bondi Beach durante la celebrazione pubblica di Hanukkah, evento organizzato dalla comunità ebraica locale. I due attentatori, padre e figlio di origine pachistana, hanno aperto il fuoco da un ponte pedonale sulla folla radunata sulla spiaggia, causando 15 morti e circa 40 feriti. Tra le vittime, vi sono una bambina di 10 anni, due sopravvissuti all’Olocausto e una coppia che aveva tentato di sventare l’attacco. Durante l’azione concitata, un passante è riuscito a sottrarre l’arma a uno degli assalitori, venendo a sua volta ferito da due colpi.
Secondo le indagini, Sajid Akram, 50 anni, arrivato in Australia nel 1998, gestiva un negozio di frutta e verdura ed era iscritto a un’associazione di tiro, possedendo legalmente sei fucili e munizioni, utilizzati nell’attacco. Il figlio Naveed, 24 anni e nato in Australia, aveva perso il lavoro da operaio pochi mesi prima dell’attentato e aveva seguito studi religiosi.
Indagini e accuse: il movente jihadista
La polizia ha dichiarato che l’attacco a Bondi Beach è stato ispirato dall’Isis, organizzazione terroristica riconosciuta come tale in Australia. Nell’auto dei due attentatori sono state trovate due bandiere artigianali dello Stato Islamico, e Naveed Akram è stato accusato anche di esposizione pubblica del simbolo di un’organizzazione terroristica proibita. Le autorità sostengono che l’uomo abbia agito per promuovere una causa religiosa e per incutere timore nella comunità.

Le indagini hanno rivelato che nel 2019 Naveed era stato monitorato per sospetti legami con jihadisti, ma non era stato arrestato. Entrambi avevano affittato un appartamento dove avevano accumulato il loro arsenale, composto da armi legalmente acquistate e rudimentali ordigni esplosivi rinvenuti nelle perquisizioni successive. Le autorità stanno ancora approfondendo eventuali contatti con gruppi radicali, tra cui il centro islamico Medina Dawa, e un viaggio compiuto nelle Filippine, zona nota per la presenza di formazioni armate estremiste.
La polizia ha inoltre annunciato che Naveed Akram comparirà davanti al giudice in videocollegamento dal suo letto d’ospedale, dove resta sotto custodia a causa delle ferite riportate. Intanto, in Australia è stato proclamato il lutto nazionale e le misure di sicurezza sono state rafforzate attorno agli obiettivi sensibili.
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