Roma, 18 agosto 2025 – Dopo le notizie circa un accordo parziale proposto da Hamas per un cessate il fuoco con rilascio degli ostaggi, il ministro della sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben Gvir, ha espresso un netto rifiuto, sottolineando la sua contrarietà a qualsiasi trattativa che non preveda la liberazione completa dei prigionieri. Emergono, dunque, posizioni divergenti all’interno del governo israeliano riguardo a un possibile accordo di tregua con Hamas.
Ben Gvir: “No ad accordi parziali con Hamas”
Itamar Ben Gvir ha ribadito su X che il primo ministro Benjamin Netanyahu “non ha il mandato per un accordo parziale” con Hamas. Il ministro, noto esponente dell’ala destra israeliana, ha affermato che il governo dispone di una “netta maggioranza e un’ampia rete di sicurezza” per assicurare il ritorno degli ostaggi, e ha esortato Netanyahu a non esitare nelle decisioni, evidenziando che “questo non è il momento di esitazioni, ma di scelte giuste per la nazione e per la sicurezza”. Ben Gvir, che si era già ritirato dal governo dopo un precedente accordo e ha minacciato di farlo nuovamente, ha definito il piano per la liberazione degli ostaggi “sconsiderato” e ha invitato a parlare con Hamas “solo guardandosi da dentro un mirino”.
In concomitanza con queste dichiarazioni, membri del Gvura Forum, un gruppo di famiglie in lutto e sostenitori della linea dura, hanno temporaneamente bloccato l’ingresso dell’ufficio del primo ministro a Gerusalemme per manifestare contro qualsiasi concessione a Hamas.
Netanyahu e la trattativa per la tregua: disponibilità condizionata
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha mostrato apertura verso un cessate il fuoco prolungato, a condizione che “tutti i rapiti vengano liberati”. Nel corso di un incontro con famiglie di ostaggi, Netanyahu ha dichiarato che “è questione di giorni o ore” per avviare l’accordo, in attesa della risposta di Hamas. Tuttavia, ha chiarito che non sarà tollerato alcun ritiro israeliano dal Corridoio Filadelfia, considerato una “questione politica fondamentale” per la sicurezza. Netanyahu ha sottolineato che il ritiro dal corridoio non salverà gli ostaggi, anzi “il contrario”, e ha ribadito l’obiettivo di distruggere Hamas per eliminare la minaccia.
Le tensioni interne israeliane si riflettono anche nelle manifestazioni di protesta, con migliaia di cittadini che bloccano le strade di Tel Aviv chiedendo un impegno deciso per il ritorno degli ostaggi. Nel frattempo, il Tribunale del lavoro ha ordinato la fine dello sciopero generale, ma il Forum delle famiglie degli ostaggi invita a proseguire le manifestazioni.
La complessità del conflitto e le diverse posizioni nel governo israeliano rendono ancora incerta la strada verso una tregua duratura.






