Il governo dell’Australia si è unito a oltre 30 Paesi, tra cui Regno Unito, Canada e Nuova Zelanda, nel sottoscrivere una lettera che condanna l’“uccisione inumana” di palestinesi
Sydney, 28 luglio 2025 – In un contesto internazionale sempre più teso riguardo al conflitto israelo-palestinese, il primo ministro australiano Anthony Albanese ha lanciato una dura accusa contro Israele per presunte violazioni del diritto internazionale. In particolare, Albanese ha condannato il blocco degli aiuti umanitari alla popolazione civile nella Striscia di Gaza, definendolo una “chiara violazione delle norme di umanità e moralità”.
Le accuse di Anthony Albanese e la posizione dell’Australia
Durante un intervento pubblico, Albanese ha sottolineato che “fermare le consegne di aiuti ai civili in Gaza è stata una chiara violazione del diritto internazionale”. Il governo australiano si è unito a oltre 30 Paesi, tra cui Regno Unito, Canada e Nuova Zelanda, nel sottoscrivere una lettera che condanna l’“uccisione inumana” di palestinesi, inclusi bambini, mentre cercavano cibo, acqua e medicine. La lettera afferma che “la sofferenza dei civili in Gaza ha raggiunto nuove profondità” e denuncia la mancanza di assistenza umanitaria.
Nonostante la severa critica, l’Australia non ha però seguito l’iniziativa francese di riconoscere ufficialmente la sovranità palestinese presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite prevista per settembre. Albanese ha lasciato aperta la possibilità che tale riconoscimento possa avvenire in futuro, ma al momento non è stato dato alcun segnale concreto in tal senso.
Reazioni interne e contesto internazionale
L’adesione australiana alla lettera ha suscitato polemiche tra gruppi ebraici locali e l’ambasciatore israeliano a Canberra, che hanno criticato il governo Albanese accusandolo di attribuire a Israele responsabilità che, secondo loro, spettano a Hamas. Il primo ministro ha risposto in un’intervista televisiva, chiarendo che “mostrare l’immagine di un bambino affamato non è minacciare il diritto di Israele a esistere”.
Il dibattito si inserisce in un quadro internazionale complesso, segnato da tensioni crescenti. Recentemente, cinque Paesi alleati dell’Unione Europea — Regno Unito, Canada, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda — hanno imposto sanzioni contro due ministri israeliani ritenuti responsabili di “incitazione alla violenza e gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi”. Questi provvedimenti rappresentano un ulteriore segnale della crescente pressione internazionale sul governo di Benjamin Netanyahu, che continua a fronteggiare critiche per la gestione del conflitto con i palestinesi.






