Gerusalemme, 4 ottobre 2025 – Le tensioni tra Israele e gli attivisti della Freedom Flotilla si sono nuovamente aggravate. Le dichiarazioni del ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, hanno riacceso il dibattito internazionale attorno al trattamento riservato agli attivisti arrestati nel tentativo di forzare il blocco navale della Striscia di Gaza. La situazione si inserisce in un contesto di forte polarizzazione, alimentata da anni di conflitti e controversie che vedono protagonisti sia il governo israeliano sia le organizzazioni di solidarietà palestinese.
Le minacce di Itamar Ben-Gvir e la dura strategia contro la Flotilla
Il ministro della Sicurezza nazionale, noto per le sue posizioni di estrema destra e per un passato segnato da numerose controversie, ha annunciato un piano severo per contrastare la cosiddetta Global Sumud Flotilla. Ben-Gvir ha proposto al governo israeliano la detenzione prolungata degli attivisti catturati, con il loro trasferimento nelle carceri di Ketziot e Damon, strutture riservate a detenuti considerati particolarmente pericolosi. Sono stati esclusi privilegi speciali come l’accesso a televisione, radio e cibo specifico, per “non permettere a chi sostiene il terrorismo di vivere nell’agiatezza”, ha dichiarato.
Il ministro ha inoltre suggerito la confisca e il riutilizzo delle navi della flottiglia da parte delle forze di sicurezza israeliane, sostenendo che tali azioni sarebbero pienamente legali poiché la flottiglia viene considerata un tentativo illegale di eludere il blocco imposto da Israele su Gaza. Queste misure si inseriscono in un quadro di politica dura e deterrente, con l’obiettivo dichiarato di scoraggiare ulteriori tentativi di violazione del blocco.

Le reazioni degli attivisti e la posizione dell’Italia
Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia della Freedom Flotilla, ha replicato alle minacce di Ben-Gvir sottolineando che la loro missione è umanitaria e legittima, finalizzata a portare cibo e aiuti a una popolazione stremata dalla fame e dalle condizioni di isolamento. Delia ha inoltre chiesto un intervento da parte del governo italiano, ricordando che molti degli attivisti sono cittadini italiani che hanno navigato in acque internazionali e che pertanto Israele non aveva alcun diritto di arrestarli o confiscare le navi.
Il contrasto tra le posizioni di Israele e quelle delle organizzazioni di solidarietà con Gaza è al centro di un acceso dibattito politico e civile anche in Europa. A questo si aggiungono le critiche di numerosi osservatori e attivisti per i diritti umani, che denunciano un progressivo irrigidimento delle politiche israeliane sotto la guida di figure come Ben-Gvir, il cui passato è segnato da posizioni estremiste e da episodi controversi.
Le critiche di Scuderi e Croatti
“Provo una grande rabbia. Siamo stati fermati in acque internazionali, sostanzialmente rapiti, e non c’è giustificazione. Ci hanno prelevato dalle barche e ci hanno portato al porto di Ashdod, dove ci hanno interrogato e perquisito. Poi, tutti gli altri attivisti sono stati portati al centro di detenzione mentre noi parlamentari siamo stati separati da loro, condotti alla stazione di polizia in camionette diverse, sempre dotate di celle. Qui le condizioni erano molto problematiche, tra chi non aveva l’acqua, chi non poteva andare in bagno”. Con queste parole rilasciate all’Ansa, l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) Benedetta Scuderi, rientrata a Roma dopo l’espulsione da Israele, ha denunciato il comportamento dell’esercito nei confronti degli attivisti.
“Tutti avevano un unico obiettivo, quello che la politica non vuole vedere. Mi sono imbarcato con queste persone per aggiungere una cosa in più, per dare una immunità col mio ruolo, una protezione. Ma non c’è stata. Siamo stati attaccati con droni due volte. Poi le nostre barche sono state fermate, siamo stati deportati da acque internazionali in Israele, e siamo stati rinchiusi in un hub come criminali. Sono stato schedato e messo in circuiti di controllo, come tutti gli altri”. Queste invece le parole del senatore del M5S Marco Croatti, dopo essere stato espulso da Israele. “Ho avuto tanta paura, – ha ammesso – in tante occasioni. Anche l’altra sera, quando sono arrivate le imbarcazioni. Ma non ci possiamo girare dall’altra parte. Le persone che scendono in piazza sono importanti come quelle delle imbarcazioni”.




