Roma, 5 agosto 2025 – A quasi nove mesi dall’arresto di Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto in Venezuela con accuse di terrorismo e cospirazione, la sua famiglia rinnova con forza l’appello per il suo ritorno in Italia. La missione dell’inviato speciale della Farnesina, Luigi Vignali, nel Paese sudamericano è stata rinviata, ma la famiglia esprime fiducia nel proseguimento del dialogo diplomatico. Il rinvio è dettato da motivi interni alla dirigenza venezuelana che su questo caso, e su quello degli altri italiani detenuti, non ha trovato una linea unanime.
Alberto Trentini in Venezuela: la situazione
Alberto Trentini, cittadino italiano e operatore umanitario da oltre vent’anni, è stato fermato il 15 novembre 2024 dalle autorità venezuelane mentre svolgeva il suo lavoro per una ONG internazionale. Da allora, è detenuto in isolamento totale senza alcun contatto con familiari, avvocati o rappresentanti consolari. Le condizioni di salute e le ragioni del suo arresto non sono state ancora chiarite dalle autorità venezuelane.
La famiglia, attraverso la legale Alessandra Ballerini, ha sottolineato l’importanza di un impegno costante da parte della diplomazia italiana per assicurare la tutela dei diritti fondamentali di Trentini e la sua assistenza legale, medica e consolare. Sono oltre 107mila le firme raccolte tramite una petizione online che chiede il rilascio immediato e la protezione dei lavoratori umanitari in ogni parte del mondo.
Le reazioni politiche e le richieste di chiarimento
In Parlamento, la deputata Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), ha presentato un’interrogazione al ministro degli Esteri Antonio Tajani, chiedendo spiegazioni sul presunto fallimento della missione diplomatica in Venezuela e sulle strategie future per ottenere informazioni sui detenuti italiani, tra cui Alberto Trentini, definito in precedenza dallo stesso Tajani come “detenuto politico”. Zanella ha inoltre sollecitato chiarimenti sugli altri connazionali trattenuti nel Paese sudamericano e sulle difficoltà che le autorità italiane sembrano incontrare nel caso Trentini, rispetto ad altri casi simili.
Il ministro Tajani, titolare della Farnesina, è chiamato a fornire aggiornamenti dettagliati sull’attività diplomatica e sul piano di intervento per il rilascio del cooperante italiano, la cui detenzione continua a suscitare preoccupazione nella società civile e nella comunità internazionale.
L’appello della famiglia e della rete di solidarietà rimane costante: “Alberto deve tornare a casa”, per proseguire la sua missione umanitaria e riabbracciare i suoi cari.




