Roma, 12 dicembre 2025 – Da oltre un anno è prigioniero in Venezuela Alberto Trentini, cooperante italiano arrestato il 15 novembre 2024 mentre lavorava per l’Ong Humanity & Inclusion. La madre, Armanda Colusso Trentini, lancia un appello disperato e denuncia un “abbandono” da parte del suo Paese, chiedendo un intervento risolutivo delle autorità italiane per riportare a casa il figlio.
Le parole della madre di Alberto Trentini
“Mi chiedo ogni mattina, quando inizia un nuovo giorno, cosa penserà del suo Paese che sembra averlo abbandonato?”. Un grido di dolore e una richiesta netta di aiuto quella di Armanda Colusso Trentini, la madre del cooperante detenuto in Venezuela. In un messaggio vocale inviato a Tutta la città ne parla, su Rai Radio3, la donna ha cercato di accendere un faro sulla situazione del figlio: “Sono ormai 13 mesi che Alberto è in prigione e noi non sappiamo darci pace”. Poi l’appello: “Ringrazio la trasmissione – ha detto – e tutti coloro che si stanno unendo a noi per chiedere al nostro Governo un’azione incisiva per riportare a casa Alberto, perché ogni giorno di detenzione in più ci risulta insopportabile”.
La ricostruzione della vicenda
Alberto Trentini, 46 anni, a ottobre del 2024 era partito per il Venezuela per lavorare con l’Humanity & Inclusion, Ong che si occupa di fornire assistenza alle persone con disabilità in circa 60 Paesi. A metà novembre poi la notizia arrivata Oltreoceano alla famiglia: Alberto era stato arrestato dalle autorità venezuelane, senza sapere con quali accuse. Da lì l’odissea. Il cooperante veneziano si trova ancora nel penitenziario di El Rodeo I a Caracas, dov’è detenuto senza una formalizzazione chiara dei capi d’accusa nei suoi confronti ma, da come riferito dallo stesso cooperante sarebbe stato accusato di cospirazione e di terrorismo.




