Caracas, 25 novembre 2025 – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Comitato per la Liberazione dei Prigionieri Politici in Venezuela (Clippve) ha organizzato una manifestazione pacifica davanti alla sede delle Nazioni Unite a Caracas per denunciare la grave condizione delle prigioniere politiche venezuelane. L’iniziativa ha coinvolto anche città internazionali come Madrid, Buenos Aires e Quito, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità internazionale sulla necessità di protezione e giustizia per queste detenute.
Denuncia delle violenze e repressioni sulle detenute politiche
Il Clippve ha sottolineato come oltre 180 donne siano attualmente private della libertà o sottoposte a misure restrittive in Venezuela, vittime di violenza istituzionale, trattamenti crudeli, sparizioni forzate, negazione delle cure mediche e rappresaglie da parte degli organi statali. Attraverso il proprio profilo ufficiale su X, l’organizzazione ha alzato la voce contro queste violazioni, chiedendo interventi urgenti.
In parallelo, l’Osservatorio Venezuelano delle Prigioni (Ovp) ha denunciato un’ulteriore intensificazione della repressione da parte del governo di Nicolás Maduro, evidenziando come si stia adottando una strategia di punizioni collettive contro i familiari dei dissidenti politici. Nel 2025 sono stati documentati almeno 23 nuovi casi di arresti arbitrari di madri, figlie – anche minorenni – e coniugi, usati come strumento di pressione su attivisti, giornalisti, militari e oppositori. Tra i casi più emblematici figurano quelli dell’attivista per i diritti umani Rocío San Miguel, arrestata insieme ai suoi familiari, e della giornalista Ana Carolina Guaita, detenuta in sostituzione dei genitori.

Venezuela, appello alla comunità internazionale e contesto politico
Tutta la documentazione raccolta dall’Ovp è stata trasmessa alle Nazioni Unite e alla Corte Penale Internazionale, con la richiesta di avviare indagini e porre fine a quella che viene definita una vera e propria “politica di Stato” di repressione e violenza contro i prigionieri politici.
Questa mobilitazione si inserisce nel più ampio contesto di crisi politica e sociale che da anni attraversa il Venezuela. La presidenza di Nicolás Maduro, in carica dal 2013, è segnata da una crescente instabilità, con un peggioramento dei parametri economici e sociali, e da un uso sistematico del sistema giudiziario per silenziare il dissenso. Le proteste popolari iniziate nel 2014 si sono susseguite negli anni, accompagnate da denunce di violenze e arresti arbitrari, con l’opposizione che continua a denunciare la repressione e le violazioni dei diritti umani nel paese.






