Milano, 10 novembre 2025 – UniCredit ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato in seguito alla decisione parziale del Tar del Lazio che, a luglio, aveva accolto il ricorso relativo all’esercizio del golden power da parte del governo sull’offerta pubblica di scambio (OPS) su Banco BPM. La banca, secondo fonti vicine al dossier, mira a ottenere una piena chiarezza giuridica sugli aspetti della sentenza e a valutare con apertura i prossimi passi da intraprendere.
Il ricorso di UniCredit e le sue motivazioni
L’istanza al Consiglio di Stato, depositata lunedì, non è interpretata come un gesto di ostilità verso l’esecutivo, ma come un modo per sottolineare che UniCredit non rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale, con particolare riferimento al dossier Russia. Il ricorso, che dovrebbe essere discusso nel merito con una sentenza definitiva, ha anche l’obiettivo di proteggere gli stakeholder e la stessa banca da eventuali reclami futuri da parte degli investitori.

Il Tar aveva annullato due su quattro punti contestati da UniCredit: il primo riguardava il divieto temporale di ridurre il rapporto tra finanziamenti e depositi praticato da Banco BPM e UniCredit in Italia, mentre il secondo riguardava l’obbligo di mantenere il livello del portafoglio di project finance. Restavano invece confermati gli obblighi relativi all’uscita dalla Russia e al mantenimento degli investimenti in asset italiani di Anima, società di risparmio gestito legata a Banco BPM.
Il dibattito europeo sul golden power
Il tema del golden power è al centro di un acceso dibattito anche a livello europeo. Un alto funzionario comunitario ha commentato in vista dell’Eurogruppo: “A livello teorico, le fusioni transfrontaliere sono considerate positive e auspicabili nel settore bancario, ma in pratica questioni politiche sembrano interferire”. Secondo il funzionario, i poteri nazionali in materia “non sembrano in linea con l’obiettivo di un settore bancario europeo unificato e consolidato”.
Sulla questione della Russia, l’amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel, ha recentemente ribadito al Financial Times che il processo di ritiro dal Paese procede, sebbene rallentato da vincoli legali e regolamentari imposti dal Cremlino. La volontà di uscire resta “assolutamente chiara” e la filiale russa sarà “praticamente eliminata” dal perimetro del gruppo entro il prossimo anno.
UniCredit, con un fatturato di 24,2 miliardi di euro nel 2024 e oltre 76.500 dipendenti, continua a mantenere un ruolo di primo piano nel sistema bancario italiano ed europeo, gestendo una vasta rete di servizi finanziari che spaziano dai conti correnti ai prestiti, fino agli investimenti e alle soluzioni assicurative come UniCredit My Care Autonomia, pensata per la protezione e il sostegno economico in caso di non autosufficienza.


