Bruxelles, 7 ottobre 2025 – La Commissione europea, guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, ha annunciato un nuovo pacchetto di misure per proteggere l’industria siderurgica europea dalla concorrenza sleale, in particolare dalla sovraccapacità produttiva cinese. Nel contesto di una crescente tensione commerciale globale, Bruxelles ha scelto di rafforzare i dazi sulle importazioni di acciaio, incrementandole fino al 50% sulle quote eccedenti un tetto stabilito a 18,3 milioni di tonnellate annue.
La stretta europea sull’acciaio: dazi raddoppiati e quota massima
La misura arriva a seguito di pressioni da parte di almeno dieci Paesi europei, con Italia e Francia in prima linea, preoccupati per l’impatto che la sovrapproduzione asiatica sta avendo sull’industria locale. La Commissione europea ha deciso di limitare a 18,3 milioni di tonnellate annue le importazioni di acciaio a dazio zero, mentre tutte le quantità che superano questa quota saranno soggette a un dazio del 50%, una stretta tariffaria che raddoppia rispetto al precedente livello imposto.

Questa decisione riflette la volontà di Bruxelles di rispondere efficacemente al problema della sovraccapacità globale, che, come evidenziato anche dal ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, rappresenta la vera sfida per il settore. Tra l’altro, nonostante l’amministrazione statunitense di Donald Trump mantenga dazi al 50% su acciaio e alluminio, l’Europa intende perseguire una strategia che contempli anche negoziati bilaterali per attenuare le tensioni, senza rinunciare a difendere la propria produzione.
Secondo la presidente von der Leyen, “la sovraccapacità globale sta danneggiando la nostra industria: dobbiamo agire ora”, sottolineando la necessità di mantenere una siderurgia europea forte e sostenibile, anche in chiave green. La produzione mondiale di acciaio supera di cinque volte la domanda europea, e il Vecchio Continente è l’unica area al mondo ad aver ridotto la capacità produttiva, un dato che rende urgente adottare misure difensive per evitare il collasso del settore.
Nuove regole e alleanze strategiche per una siderurgia competitiva
Oltre all’incremento dei dazi, Bruxelles ha previsto un requisito obbligatorio di fusione e colata, volto a garantire la tracciabilità dell’origine del metallo e a sventare pratiche di triangolazione fra Paesi terzi, che consentono all’acciaio cinese di entrare in Europa camuffato da prodotto vietnamita o coreano. Questo strumento di trasparenza si inserisce in un più ampio disegno di tutela della produzione europea.
Sul piano diplomatico, la Commissione europea ha manifestato la volontà di negoziare con i partner commerciali interessati, in accordo con l’articolo 28 del General Agreement on Tariffs and Trade (Gatt), per definire nuove quote e meccanismi di compensazione. Alcuni Paesi membri dello Spazio economico europeo, come Norvegia, Islanda e Liechtenstein, saranno esentati dalle nuove tariffe, mentre l’Ucraina otterrà un trattamento speciale legato al conflitto in corso. Regno Unito e Svizzera, invece, non beneficeranno di corsie preferenziali e saranno oggetto di trattative bilaterali.
La Commissione von der Leyen si impegna infatti a costruire “alleanze strategiche nel perimetro del Wto”, con l’obiettivo di proteggere il settore europeo senza adottare politiche protezionistiche, ma piuttosto difendendo la competitività e la sostenibilità della manifattura comunitaria.
Le preoccupazioni dell’industria siderurgica sono condivise da Eurofer, l’associazione europea del settore, che ha sottolineato come la fine delle vecchie salvaguardie nel giugno 2026 potrebbe avere conseguenze devastanti senza un tempestivo intervento. Il richiamo alla necessità di adottare rapidamente lo scudo europeo per l’acciaio è quindi forte e condiviso.
In questo quadro complesso, l’iniziativa di Bruxelles si colloca come un passo deciso verso una maggiore autonomia e resilienza dell’industria europea, in un settore strategico per l’economia e per la transizione ecologica.






