Bruxelles, 5 settembre 2025 – La Commissione Europea ha inflitto a Google una multa di 2,95 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell’Unione Europea, accusando il colosso tecnologico di aver distorto la concorrenza nel settore delle tecnologie pubblicitarie online, noto come adtech. La decisione, annunciata oggi, è il risultato di un’indagine iniziata nel giugno 2021, in cui è stato rilevato un abuso di posizione dominante da parte di Google.
Accuse della Commissione Europea e sanzione record
Secondo la Commissione, Google ha favorito i propri servizi tecnologici di pubblicità display online a scapito dei concorrenti e degli operatori del mercato, come inserzionisti ed editori digitali. L’indagine ha evidenziato che Google detiene una posizione dominante nei mercati dei server di annunci per editori con il suo servizio DoubleClick For Publishers (DFP) e negli strumenti di acquisto di annunci programmatici per l’open web tramite Google Ads e DV360. Tra il 2014 e oggi, Google avrebbe abusato di queste posizioni dominanti, violando l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), conferendo un vantaggio competitivo al proprio ad exchange AdX sia nel processo di selezione degli annunci gestito da DFP sia nel modo in cui Google Ads e DV360 piazzano le offerte sugli ad exchange.
La multa di quasi 3 miliardi di euro è motivata dalla gravità e dalla durata dell’infrazione, nonché dal fatto che Google era già stata sanzionata in passato per abusi analoghi. Oltre alla sanzione pecuniaria, la Commissione ha ordinato a Google di porre fine a queste pratiche di auto-preferenza e di adottare misure per eliminare i conflitti di interesse lungo la catena di fornitura dell’adtech. L’azienda ha ora 60 giorni per comunicare le misure che intende implementare, che saranno poi valutate dall’Autorità Antitrust Ue.
La replica di Google e le possibili conseguenze
In una nota ufficiale, Lee-Anne Mulholland, Vicepresidente e Responsabile Globale degli Affari Regolamentari di Google, ha definito la decisione della Commissione “errata” e ha annunciato l’intenzione di fare ricorso. Mulholland ha sottolineato che “non c’è nulla di anticoncorrenziale nel fornire servizi ad acquirenti e venditori di pubblicità”, evidenziando come esistano oggi più alternative rispetto ai servizi Google che mai. Ha inoltre avvertito che le modifiche richieste dall’Ue potrebbero danneggiare migliaia di aziende europee, rendendo più difficile per loro generare profitti.
Secondo indiscrezioni di stampa, non confermate ufficialmente, il commissario Ue al Commercio, Maroš Šefčovič, si sarebbe opposto alla multa, proponendone la sospensione. Tuttavia, la decisione della Commissione rimane ferma e segna un ulteriore passo nel contrasto delle pratiche anticoncorrenziali nel mercato digitale europeo, un settore sotto crescente scrutinio da parte delle autorità di regolamentazione.
La vicenda si inserisce nel più ampio contesto delle normative europee volte a garantire un mercato digitale equo e competitivo, in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea, che tutela la libera concorrenza e promuove la coesione economica e sociale tra i suoi 27 Stati membri.






