Roma, 16 ottobre 2025 – La tredicesima mensilità del 2025 si conferma pienamente tassata e senza alcun incremento rispetto all’anno precedente, deludendo le aspettative di milioni di lavoratori e pensionati italiani. Nel Documento programmatico di bilancio recentemente trasmesso a Bruxelles non vi è alcuna traccia né della detassazione sulla tredicesima promessa da Forza Italia né dell’erogazione di un bonus straordinario natalizio. La gratifica natalizia, pertanto, rimane invariata rispetto al 2023, come riportato da fonti autorevoli quali Repubblica.
Le ipotesi valutate e le ragioni della rinuncia
Nelle settimane scorse, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, guidato dall’attuale ministro Giancarlo Giorgetti, aveva considerato due possibili soluzioni per alleggerire il carico fiscale sulla tredicesima: un’esenzione totale dall’Irpef oppure l’applicazione di un’aliquota agevolata al 10%, sulla falsariga dei premi di produttività. Le simulazioni indicavano potenziali incrementi netti tra 270 e 1.200 euro, in base al reddito individuale. Tuttavia, il progetto è stato accantonato a causa delle difficoltà nel reperire le necessarie coperture finanziarie: il costo stimato di circa 15 miliardi di euro risultava troppo gravoso per una manovra economica complessiva di 18 miliardi già destinata ad interventi su Irpef, sanità e sostegno alle famiglie.
La linea del ministro Giorgetti ha prevalso: si è deciso di evitare misure “spot” non sostenibili economicamente per mantenere il rigore nei conti pubblici, scelta che ha incontrato il favore di Bruxelles e dei mercati finanziari ma ha generato malumori all’interno di Forza Italia. Il vicepresidente del partito, Antonio Tajani, ha definito la detassazione come “solo rimandata”, annunciando l’intenzione di riproporla nella prossima legislatura.
Impatto fiscale e assenza di bonus
Non è stato inoltre rinnovato il bonus da 100 euro introdotto nel 2024 per i redditi medio-bassi, lasciando così la tredicesima del 2025 soggetta alla normale tassazione Irpef e ai contributi previdenziali (pari al 9,19% del lordo). Le aliquote restano invariate: 23% fino a 28.000 euro, 35% fino a 50.000 euro e 43% per redditi superiori.

A pesare ulteriormente sul netto percepito è anche la mancanza delle detrazioni per lavoro e carichi familiari, che non si applicano sulla tredicesima come accade durante l’anno. Ad esempio, un lavoratore con uno stipendio mensile lordo di 1.700 euro riceverà in tredicesima circa 1.400 euro netti, cifra identica a quella dello scorso anno. Dietro questa rinuncia si cela una prudenza politica motivata dall’elevato debito pubblico e dai vincoli europei reintrodotti, che hanno reso impossibile un’azzeramento dell’imposta senza sacrificare una quota importante di gettito fiscale. Secondo il Ministero dell’Economia, una misura del genere sarebbe stata “popolare ma irresponsabile”.
Prospettive future e reazioni politiche
Al momento, ogni intervento simbolico sulle tredicesime rimane congelato. Eventuali novità potrebbero emergere solamente in Parlamento tramite emendamenti al capitolo dedicato all’adeguamento salariale, ma non sono previste modifiche dirette a breve termine.
La mancata detassazione della tredicesima rappresenta una battuta d’arresto significativa per chi auspicava un sostegno concreto ai redditi da lavoro e pensione in vista delle festività natalizie. Nel quadro politico, la questione alimenta tensioni soprattutto all’interno di Forza Italia, che si impegna a rilanciare la proposta nel prossimo ciclo legislativo.
Il ministro Giancarlo Giorgetti, figura chiave della manovra economica e attuale titolare del dicastero dell’Economia, ha scelto la linea del rigore per garantire la stabilità finanziaria del paese, allineandosi con le richieste di Bruxelles e mantenendo sotto controllo il debito pubblico.






