Roma, 15 settembre 2025 – Il tanto atteso taglio dell’Irpef al ceto medio e la nuova rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, misure chiave per alleggerire il carico fiscale su milioni di contribuenti italiani, sono attualmente in bilico a causa della mancanza di coperture finanziarie, complicate da eventi internazionali che esulano dal controllo del governo. A illustrare la situazione è stato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato la complessità del quadro economico e la necessità di una rigorosa gestione del bilancio pubblico.
Taglio Irpef al ceto medio: le proposte e l’incertezza
Il taglio dell’Irpef, promesso da almeno due anni al ceto medio, consisteva principalmente in una riduzione di due punti percentuali della seconda aliquota, quella che riguarda i redditi fra 28.000 e 50.000 euro. In pratica, si sarebbe passati dal 35% al 33%, con un risparmio massimo stimato in 440 euro per i redditi più elevati di questa fascia. Una proposta più ambiziosa prevedeva anche l’allargamento dello scaglione fino a 60.000 euro di reddito, coinvolgendo così contribuenti con aliquota attuale al 43%, che potrebbero beneficiare di un risparmio fino al 10% sui redditi compresi fra 50.000 e 60.000 euro.
Tuttavia, attuare questi interventi comporterebbe un minor gettito fiscale di almeno 4 miliardi di euro, una cifra che oggi non può essere coperta senza mettere a rischio l’equilibrio dei conti pubblici. Il ministro Giorgetti ha chiarito che la situazione internazionale, con le sue incertezze e tensioni, ha reso ancora più difficile trovare le risorse necessarie per finanziare questo taglio.
Nonostante ciò, il governo sta valutando la possibilità di estendere la flat tax anche ad alcune forme di retribuzione per i lavoratori dipendenti, ma si tratta di un percorso graduale che richiede prima di tutto una “bonifica del bilancio pubblico”.

La rottamazione quinquies: un intervento ancora da definire
La seconda misura in forse è la tanto discussa rottamazione quinquies, destinata a chiudere le pendenze fiscali pregresse con il Fisco, e che potrebbe coinvolgere fino a 20 milioni di contribuenti con cartelle esattoriali scadute e difficilmente pagabili senza compromettere la stabilità economica familiare o aziendale.
Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha spiegato che si sta lavorando a una proposta che sarà inserita nella Legge di Bilancio 2026, con un duplice obiettivo: aiutare i contribuenti “in difficoltà per problemi di cassa”, escludendo però i “rottamatori di professione” – cioè coloro che hanno già usufruito di precedenti rottamazioni senza saldare definitivamente i debiti – e garantire allo Stato un recupero significativo di risorse.
Le novità più importanti della bozza in esame riguardano:
- Esclusione dalla rottamazione per i contribuenti non meritevoli, che hanno già usato in passato la definizione agevolata senza onorare i debiti;
- Un sistema di pagamento più flessibile, con un piano di ammortamento fino a 10 anni e fino a 120 rate mensili;
- La possibilità di saltare fino a otto rate non consecutive senza perdere i benefici;
- Per i debiti di importo superiore a 50.000 euro, potrebbe essere previsto un anticipo obbligatorio pari al 5% del debito.
Inoltre, per le cartelle di importo contenuto – potenzialmente sotto i 1.000 o 5.000 euro – si sta valutando l’introduzione di un saldo e stralcio o addirittura uno stralcio automatico, cioè la cancellazione dei debiti di piccola entità senza ulteriori oneri per il contribuente. Questa misura risponde alla realtà dei “magazzini fiscali”, dove circa il 77% dei crediti non riscossi è costituito proprio da microdebiti.

Le criticità e le sfide per il Governo
L’adozione della rottamazione quinquies, pur auspicata da vari esponenti politici, presenta criticità importanti. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha evidenziato che ripetuti condoni e rottamazioni possono diminuire la compliance fiscale, alimentando aspettative di futuri sconti e complicando la riscossione ordinaria.
Anche la Corte dei Conti ha espresso dubbi sull’efficacia della misura, sottolineando i rischi di distorsioni operative per l’Agente della riscossione e la necessità di omogeneizzare le regole per evitare disparità tra contribuenti.
Parallelamente, la rottamazione quinquies può avere un impatto positivo sul fronte previdenziale: lavoratori autonomi, artigiani e professionisti con debiti contributivi potranno recuperare periodi non versati, favorendo il raggiungimento dei requisiti pensionistici. Tuttavia, il riconoscimento dei contributi richiede il saldo completo del debito, e un piano di rateizzazione fino a dieci anni potrebbe rallentare l’accesso alla pensione anticipata.
Il ruolo del ministro Giancarlo Giorgetti
Nel ruolo di Ministro dell’Economia e delle Finanze dal 2022, Giancarlo Giorgetti si trova a dover gestire un delicato equilibrio tra le promesse elettorali di taglio fiscale e le necessità di mantenere la stabilità finanziaria del Paese. Con un’esperienza politica di lungo corso e una profonda conoscenza del sistema tributario italiano, Giorgetti ha più volte ribadito la necessità di un approccio prudente e sostenibile, in un contesto internazionale segnato da incertezze.
La decisione finale sulla realizzazione del taglio Irpef e della rottamazione quinquies sarà presa con la Legge di Bilancio 2026, la cui approvazione è prevista tra la fine del 2025 e l’inizio del nuovo anno fiscale. Fino ad allora, le misure restano ipotesi in attesa di conferma concreta da parte dell’Esecutivo.






