Roma, 17 settembre 2025 – In un contesto globale dominato dall’innovazione tecnologica e dall’intelligenza artificiale, emerge un dato allarmante per il tessuto imprenditoriale italiano: solo il 14% delle aziende italiane considera la Business Intelligence (BI) una leva strategica fondamentale per le decisioni aziendali. È quanto rilevato da un’indagine condotta dalla Luiss Business School su un campione di 400 Piccole e Medie Imprese (PMI) operanti in diversi settori, tra cui Manifattura Avanzata, ICT e Telecomunicazioni, Costruzioni, Servizi di logistica, Finanza e Alberghiero.
Scarsa percezione e utilizzo limitato della Business Intelligence nelle PMI italiane

Lo studio mette in luce come il 40% delle aziende non svolga alcuna attività legata alla Business Intelligence, mentre solo il 27% la utilizzi in maniera completa. La percezione dell’importanza della BI risulta nettamente più elevata nei settori ICT e Telecomunicazioni, con il 76% delle imprese che ne riconosce il valore strategico. Al contrario, comparti come Costruzioni e Logistica registrano una considerazione molto più limitata, rispettivamente al 35% e al 33%.
In termini di investimenti, il 44% delle aziende ritiene di aver già investito abbastanza e intende aumentare ulteriormente i fondi destinati alla BI, mentre il 13,4% dichiara di aver effettuato investimenti significativi. Questo indica che molte imprese italiane dispongono ancora di margini di miglioramento, soprattutto in ambito formazione e supporto consulenziale, per sfruttare appieno il potenziale dei dati e trasformarli in vantaggi competitivi.
Il contesto del mercato Big Data Analytics in Italia: crescita e sfide
Parallelamente, il mercato italiano dei Big Data Analytics si conferma in forte espansione, con un valore stimato superiore ai 2 miliardi di euro e una crescita annua del 13%. Dopo un rallentamento dovuto alla pandemia, il settore ha ripreso slancio, trainato soprattutto dai comparti Assicurazioni, Manifatturiero e Telecomunicazioni & Media. La componente software registra un incremento del 17%, con particolare attenzione alle piattaforme di Data Governance e Data Science & AI, mentre i servizi di consulenza tecnologica crescono a doppia cifra.
Nonostante questa crescita, permane una forte disparità tra grandi imprese e PMI. Solo il 14% delle PMI ha avviato sperimentazioni in Advanced Analytics, a fronte del 54% delle grandi aziende. Inoltre, mentre nelle grandi imprese si registra una diffusione crescente di figure specializzate come Data Scientist (49%) e Data Engineer (59%), nelle PMI il fabbisogno di competenze rimane un ostacolo significativo.
Gli esperti sottolineano che la sfida principale per le aziende italiane è sviluppare una cultura del dato più matura e diffusa, capace di integrare competenze di Data Management, Data Science e Data Literacy. Solo così sarà possibile sfruttare appieno gli strumenti di Business Intelligence, passare dalla semplice lettura dei dati alla loro sistematizzazione e valorizzazione, e con l’ausilio dell’intelligenza artificiale prevedere scenari futuri e migliorare le decisioni strategiche.
La ricerca della Luiss Business School e i dati del mercato confermano quindi la necessità di un impegno più deciso da parte delle PMI italiane per colmare il gap nella conoscenza e nell’applicazione della Business Intelligence, elemento chiave per mantenere e rafforzare la competitività nel contesto economico attuale.






