Roma, 1 dicembre 2025 – La perequazione delle pensioni fissata all’1,4% per l’anno 2026 è stata giudicata insufficiente dalle organizzazioni sindacali Cgil e Spi-Cgil, che denunciano un aumento reale delle pensioni quasi del tutto eroso dalle imposte, con incrementi che risultano spesso simbolici.
Aumenti pensionistici insufficienti e criticità fiscali
L’analisi tecnica realizzata dagli uffici Previdenza della Cgil nazionale e dello Spi-Cgil sul decreto del 19 novembre 2025, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 novembre, evidenzia come la rivalutazione non compensi la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione registrata nel biennio 2022-2023.
Secondo i dati forniti, una pensione minima di 632 euro netti nel 2025 passerà a 641 euro netti nel 2026, con un aumento di soli 9 euro mensili. Allo stesso modo, una pensione di 800 euro netti crescerà di appena 9 euro, da 841 a 850 euro. Per pensioni più alte, come quelle da 1.000 euro netti, l’incremento sarà di soli 11 euro al mese, mentre per una pensione lorda da 1.500 euro l’aumento effettivo dopo tasse sarà di appena 17 euro mensili. Numeri che la Cgil definisce “vergognosi”, sottolineando che non solo non si recupera la perdita inflazionistica ma si prosegue su una traiettoria che impoverisce ulteriormente i pensionati con redditi già insufficienti.
Le richieste di Cgil e Spi: equità e riforma strutturale
La segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione, e il segretario nazionale dello Spi-Cgil, Lorenzo Mazzoli, ribadiscono che servono interventi strutturali e non operazioni di facciata. Da tempo, i sindacati chiedono l’allargamento della no tax area per i pensionati, in quanto gli aumenti reali vengono assorbiti dal prelievo fiscale e i redditi più bassi sono sempre più a rischio povertà.
Secondo i dirigenti sindacali, il governo ha costruito una narrazione fatta di slogan e promesse, in particolare sul superamento della legge Monti-Fornero e sulla flessibilità in uscita, ma la realtà quotidiana dei pensionati è ben diversa: si va verso pensioni sempre più povere e con l’età pensionabile che si alza. “Non possiamo accettare che milioni di pensionati ricevano aumenti di pochi euro al mese mentre le disuguaglianze crescono e il fisco si riprende gran parte della rivalutazione”, affermano.
Per questo motivo, il sindacato ha indetto uno sciopero per il 12 dicembre, che sarà anche una giornata di protesta per difendere dignità, equità e potere d’acquisto delle pensioni.

