In Italia è ormai diventato un mantra amaro: “Non andremo mai in pensione”. Una battuta ricorrente che fotografa però una sensazione reale, figlia dell’aumento dell’età pensionabile, della crescita dell’aspettativa di vita e di un progressivo calo demografico. Eppure, esiste uno strumento che può aiutare ad anticipare l’uscita dal lavoro: il riscatto della laurea. Ma conviene davvero farlo? Andiamo a vedere tutte le risposte a dubbi e domande a riguardo.
Cos’è il riscatto della laurea
Il riscatto della laurea è un’operazione che consente di trasformare gli anni dedicati allo studio universitario in contributi utili ai fini pensionistici.
In pratica, pagando una somma definita dall’INPS, quegli anni “non lavorati” vengono coperti come se fossero stati periodi di attività professionale.
Perché può essere utile
Nel sistema pensionistico italiano servono:
- 41-42 anni di contributi per la pensione anticipata;
- almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia, oggi fissata a 67 anni.
Riscattare la laurea può quindi:
- accorciare i tempi di accesso alla pensione;
- aumentare l’importo dell’assegno futuro.
Un esempio semplice: riscattare una laurea triennale può tradursi in tre anni di anticipo sulla pensione, se si rispettano i requisiti.
Quali titoli si possono riscattare
Ma quali sono i titoli che possono essere riscattati? Tra essi figurano:
- lauree triennali e magistrali;
- dottorati di ricerca;
- diplomi degli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale;
- titoli esteri riconosciuti dal Ministero.
Il riscatto è possibile solo se il percorso è stato concluso e non include gli anni fuori corso.
Quanto costa il riscatto della laurea
Il costo del riscatto della laurea varia in base al metodo scelto. Ecco quali sono.
Riscatto ordinario (sistema contributivo)
Si applica un’aliquota del 33% sulla retribuzione lorda annua.
Esempio: con 30.000 euro lordi l’anno, il costo è 9.900 euro per ogni anno di corso.
Riscatto agevolato
Ha un importo fisso: 6.123,15 euro per anno di studio (valore 2025).
È spesso l’opzione più conveniente.
La quota può essere rateizzata fino a 120 rate mensili, pari a 10 anni.
Quando conviene davvero?
Non esiste una risposta valida per tutti.
La convenienza dipende da:
- età e prospettive di carriera;
- livello di reddito;
- anni di contributi già versati;
- sistema di calcolo della futura pensione.
Il riscatto può essere un ottimo investimento per chi è all’inizio della carriera, mentre può risultare oneroso e poco utile per redditi elevati o situazioni contributive già solide.
Gli esperti consigliano sempre una valutazione personalizzata.
Lo strumento dell’INPS: il simulatore ufficiale
Sul sito dell’INPS è disponibile un simulatore che consente di:
- calcolare il costo del riscatto;
- stimare l’impatto sulla pensione;
- capire quando si potrà andare in pensione una volta riscattati gli anni di studio.
Un alleato prezioso per orientarsi in un meccanismo complesso.
Le tre opzioni per il riscatto
Il sistema prevede tre modalità di calcolo. Vediamoli nel dettaglio.
Riserva matematica
Destinata a chi rientra nel sistema retributivo pre-1996. È un metodo complesso e spesso molto costoso, conveniente solo in casi particolari.
Metodo ordinario contributivo
Si paga il 33% della retribuzione lorda dell’anno precedente. Conviene solo se il reddito è basso, idealmente inferiore a 18.555 euro.
Metodo agevolato
Importo fisso di 6.123,15 euro all’anno nel 2025. È l’opzione che nella maggior parte dei casi risulta più vantaggiosa.
Un’opportunità, non una soluzione per tutti
Il tema pensioni agita soprattutto i più giovani, convinti che la propria pensione sia un miraggio sempre più lontano.
Il riscatto della laurea, quindi, può rappresentare un mezzo concreto per avvicinare l’obiettivo, ma non è una scelta da prendere alla leggera.
Valutare caso per caso, confrontare costi e benefici e utilizzare gli strumenti messi a disposizione dall’INPS resta essenziale per capire se questa strada sia davvero quella giusta nel proprio percorso previdenziale.
