Roma, 26 agosto 2025 – Il dibattito sulle pensioni in Italia si accende nuovamente in vista della prossima Legge di Bilancio 2026. Tra le novità più rilevanti, si conferma la decisione di non applicare l’aumento automatico di tre mesi dell’età pensionabile previsto dal 2027, un tema che ha visto l’intervento diretto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Parallelamente, si discute la proposta di utilizzare il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) come strumento per favorire l’anticipo della pensione, un’ipotesi che però suscita forti critiche da sindacati e opposizioni.
Riforma pensioni: stop all’aumento dell’età nel 2027
Il governo ha chiarito che, contrariamente al meccanismo automatico previsto dalla normativa attuale, non scatterà nel 2027 l’innalzamento di tre mesi dell’età pensionabile in base all’aumento della speranza di vita. Ciò significa che si potrà continuare ad accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni e alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno), mantenendo così inalterati i requisiti attuali. La misura, confermata da Giorgetti, richiederà una copertura finanziaria stimata intorno a un miliardo di euro e sarà una delle priorità della prossima manovra economica.
Inoltre, è prevista la proroga del cosiddetto “bonus Giorgetti” per il 2026, un incentivo fiscale che premia i lavoratori che, pur avendo i requisiti per andare in pensione anticipata, scelgono di rimanere attivi nel mercato del lavoro. Il bonus consiste nel riconoscimento in busta paga di una quota contributiva pari al 9,19% – a carico del lavoratore – esentasse.
L’ipotesi Durigon sul Tfr per l’anticipo pensionistico
Nel contesto della riforma pensionistica, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, vicesegretario della Lega, ha rilanciato una proposta che prevede di utilizzare il Tfr accumulato presso l’Inps come leva per andare in pensione anticipata a 64 anni, anziché aspettare i 67 anni. Attualmente, tale possibilità è garantita solo ai lavoratori che rientrano nel sistema contributivo puro (cioè coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995) e che maturano un importo pensionistico almeno triplo dell’assegno sociale (1.616 euro mensili).
La novità introdotta da Durigon consisterebbe nel considerare anche il Tfr come parte della soglia minima per accedere all’anticipo, trasformandolo in una rendita con una tassazione agevolata simile a quella dei fondi pensionistici complementari. In questo modo, anche i lavoratori in regime misto (con versamenti prima del 1995) potrebbero usufruire della pensione anticipata, calcolata interamente con il sistema contributivo.
Il sottosegretario sostiene che il costo di questa misura sarebbe compatibile con gli equilibri di bilancio, ma la proposta ha già scatenato polemiche e opposizioni.
Critiche e opposizioni alla proposta sul Tfr
Le reazioni sindacali e politiche alla proposta di utilizzare il Tfr per l’anticipo pensionistico sono state prevalentemente negative. La CGIL ha definito la misura un modo per far pagare direttamente ai lavoratori il costo della pensione anticipata, sottolineando che il Tfr è un diritto salariale differito e che toccarlo significherebbe compromettere le tutele conquistate nel tempo.
Anche la CISL, con la segretaria Daniela Fumarola, ha invitato a non procedere con cambiamenti unilaterali, auspicando un confronto con le organizzazioni sindacali per modificare le regole in modo condiviso.
Dal fronte politico, il Partito Democratico, tramite il capogruppo in Commissione Lavoro, Arturo Scotto, ha chiesto un chiarimento in Aula sottolineando che il Tfr è denaro dei lavoratori e non può essere utilizzato senza consenso. I Movimento 5 Stelle hanno puntato il dito contro la doppia penalizzazione per i lavoratori, che perderebbero sia la liquidazione tradizionale sia una parte della pensione, calcolata interamente con il sistema contributivo.
Infine, l’Alleanza Verdi-Sinistra si è espressa contraria alla proposta, ritenendola svantaggiosa per i lavoratori.
Altre misure pensionistiche in bilico
Tra le altre misure pensionistiche, le possibilità di proroga di Quota 103 appaiono molto ridotte, soprattutto dopo il limitato utilizzo registrato nel 2024 (solo 1.153 pensioni liquidate). Anche l’Opzione Donna, che consente alle donne di andare in pensione anticipata con requisiti agevolati, ha visto una domanda molto limitata e potrebbe essere oggetto di revisione.
Resta invece fermo il congelamento dell’età pensionabile a 67 anni senza incrementi automatici, così come il riconoscimento del bonus per chi sceglie di restare in attività lavorativa oltre i requisiti pensionistici.
Il dossier pensioni sarà uno dei temi caldi del confronto politico e negoziale in autunno, con la necessità di coniugare sostenibilità finanziaria e tutela dei diritti dei lavoratori in un sistema previdenziale sempre più sotto pressione demografica ed economica.






