Il sistema pensionistico europeo è sotto pressione e, senza interventi strutturali, milioni di cittadini rischiano di ritrovarsi in difficoltà economiche durante la vecchiaia. L’avvertimento arriva dall’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), guidata da Petra Hielkema. Secondo la presidente, già oggi un europeo su cinque vive con il pericolo concreto di cadere in povertà al termine della vita lavorativa. Per le donne la situazione appare ancora più critica: il rischio di difficoltà economiche in età avanzata è superiore del 30% rispetto agli uomini.
L’invecchiamento della popolazione
Le sfide non riguardano solo il presente ma anche il futuro demografico. L’Europa invecchia rapidamente e nel giro di quarant’anni il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati scenderà a 1,5 a uno, la metà di quello attuale. In alcuni Paesi questo squilibrio si sta già manifestando, rendendo insostenibile la tenuta dei sistemi pensionistici basati esclusivamente sulla fiscalità generale. Più persone anziane significano anche maggiori costi sanitari e assistenziali, un fardello crescente per le casse pubbliche.
Pensioni, il modello tradizionale non regge più
Per decenni l’Europa si è affidata ai sistemi pensionistici statali per garantire un reddito sicuro dopo l’età lavorativa. Tuttavia, l’allungamento della vita media e il calo delle nascite stanno facendo lievitare i costi di questo modello, oggi sempre più difficile da sostenere. In assenza di meccanismi integrativi, molti cittadini rischiano pensioni insufficienti a mantenere un tenore di vita dignitoso.
Il ruolo delle pensioni complementari
Una possibile soluzione è rappresentata dall’espansione delle pensioni integrative e dei fondi pensione aziendali, strumenti che permettono di accumulare risparmi individuali destinati alla vecchiaia. I Paesi scandinavi sono oggi i più preparati ad affrontare la sfida grazie a un sistema multipilastro che combina previdenza pubblica, fondi occupazionali e investimenti individuali. All’estremo opposto, diverse nazioni dell’Europa orientale e meridionale restano fortemente dipendenti dal solo assegno statale, che risulta spesso inferiore rispetto agli stipendi percepiti in carriera.
Mancanza di consapevolezza
Un ulteriore ostacolo è la scarsa informazione dei cittadini. Molti lavoratori non conoscono nel dettaglio i propri diritti pensionistici, anche perché le autorità pubbliche e i datori di lavoro raramente forniscono una panoramica completa. Bruxelles può soltanto avanzare raccomandazioni, dal momento che le pensioni rientrano nelle competenze nazionali, ma l’urgenza della situazione potrebbe rafforzare il ruolo dell’EIOPA nei prossimi anni.
Riforme in arrivo
La Commissione europea intende presentare a breve un pacchetto di misure per affrontare la questione demografica e rafforzare i risparmi previdenziali. Le proposte includeranno conti digitali personalizzati per monitorare le posizioni individuali, dashboard per comunicare i benefici attesi e incentivi fiscali per rendere più appetibile la previdenza privata. In agenda anche la revisione delle regole sui fondi pensione aziendali e sui prodotti di investimento collegati.
Iscrizione automatica ai fondi pensione
La misura più significativa sarà l’introduzione di un sistema di iscrizione automatica ai fondi pensione occupazionali, già sperimentato con successo in Paesi come Regno Unito, Polonia e Italia. In questo schema, i lavoratori vengono inseriti automaticamente nei piani di risparmio complementare, salvo scelta esplicita di uscita. Secondo Hielkema, l’inerzia psicologica che oggi spinge molti a non aderire funzionerebbe al contrario, portando la maggioranza a rimanere nel sistema e ad accumulare risparmi per il futuro. L’obiettivo è estendere questi meccanismi anche ai lavoratori autonomi e a chi opera nelle piattaforme digitali.
Un tema politicamente sensibile
Nonostante l’urgenza, le riforme previdenziali rimangono un terreno minato per la politica nazionale. In Francia, i tentativi di compromesso tra governo e parti sociali hanno portato a rotture e contrasti interni. In Germania, le proposte del cancelliere Friedrich Merz di spingere i giovani a risparmiare per la pensione hanno scatenato la reazione dei sindacati, difensori del sistema pubblico.
L’esempio dei Paesi virtuosi
Le differenze tra gli Stati membri emergono chiaramente nei numeri. In Germania i fondi pensione aziendali ammontano a circa 267 miliardi di euro, mentre in Svezia — con una popolazione otto volte inferiore — raggiungono i 516 miliardi, pari al 92% del PIL. Il confronto mostra quanto un sistema integrativo ben sviluppato possa incidere sulla sicurezza economica dei pensionati e sulla stabilità complessiva di un Paese.






