Novità per le pensioni di invalidità: ecco cosa ha stabilito la Corte Costituzionale con una sentenza il 9 luglio
La Corte Costituzionale ha nuovamente acceso i riflettori sulle pensioni di invalidità e sulle condizioni di accesso per i cittadini extracomunitari residenti in Italia. Le recenti pronunce evidenziano significative novità normative e giurisprudenziali, che modificano le regole per la concessione delle prestazioni assistenziali, in particolare per invalidi civili e superstiti.
Pensioni di invalidità e cittadini extracomunitari: i nuovi orientamenti della Consulta
La sentenza n. 11 del 14 gennaio 2009 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune limitazioni stabilite dalla Legge 388/2000 (art. 80, comma 19) e dal Decreto Legislativo 286/1998 (art. 9) che impedivano ai cittadini extracomunitari invalidi civili al 100% di accedere alla pensione di inabilità senza il possesso di un permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. Questo permesso, infatti, richiede il possesso di requisiti reddituali stringenti, come un reddito annuale minimo pari all’importo dell’assegno sociale (circa 6.000 euro), una condizione che spesso esclude molti stranieri.
La Corte ha sottolineato come tali restrizioni violino sia le direttive comunitarie che l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza, e ha evidenziato l’incoerenza normativa dato che per la pensione di invalidità è previsto un limite reddituale massimo, a tutela delle persone con scarse risorse economiche.
Di conseguenza, gli enti territoriali non possono più negare le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento agli stranieri extracomunitari solo perché privi del permesso di soggiorno di lungo periodo, purché dimostrino di essere residenti in Italia con un regolare permesso da almeno cinque anni.
Prestazioni ai superstiti: il principio di ragionevolezza nelle decurtazioni pensionistiche
Altro tema di rilievo riguarda la pensione ai superstiti e le modalità di cumulo con redditi aggiuntivi. La sentenza n. 162/2022 della Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma che permette una decurtazione della pensione superiore all’ammontare dei redditi aggiuntivi percepiti dal beneficiario. Questa decisione è stata presa a tutela del principio solidaristico alla base della reversibilità, che mira a garantire un sostegno economico adeguato ai familiari superstiti.
La Corte ha evidenziato come la normativa vigente potesse portare a situazioni di ingiustizia, con decurtazioni eccessive che superano i redditi effettivamente percepiti, violando il principio di ragionevolezza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.
Questi sviluppi giurisprudenziali confermano l’impegno della Consulta nel garantire equità e tutela sociale nei confronti delle categorie più vulnerabili, in particolare stranieri e superstiti, nel sistema previdenziale italiano.






