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Home Economia

Pensione di vecchiaia, stop all’anticipo con fondi complementari nella nuova manovra

Il nuovo emendamento alla manovra elimina la possibilità di anticipare la pensione tramite previdenza complementare, puntando a risparmi sulla spesa pubblica e nuove regole Tfr

by Marco Viscomi
20 Dicembre 2025
Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti | ANSA/MASSIMO PERCOSSI - Alanews.it

Roma, 20 dicembre 2025 – Il governo italiano ha deciso di modificare alcune disposizioni pensionistiche e lavorative contenute nella manovra economica, con importanti impatti sulla previdenza complementare e sul trattamento di fine rapporto (Tfr). In particolare, è stato cancellato il meccanismo che permetteva l’anticipo della pensione di vecchiaia tramite il cumulo degli importi derivanti da forme pensionistiche complementari.

Soppressione dell’anticipo pensionistico con fondi complementari

Come previsto dal nuovo emendamento governativo alla manovra, viene eliminata la possibilità, prevista dalla legge di bilancio dello scorso anno, di anticipare la pensione di vecchiaia cumulando gli importi di previdenza complementare. La norma, che sarebbe entrata in vigore a partire dal 2025, consentiva di computare su richiesta il valore di una o più rendite di forme pensionistiche complementari, ai soli fini di raggiungere gli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e con pieno regime contributivo.

Questa modifica comporterà un risparmio sulla spesa pensionistica stimato fino a 130,8 milioni di euro nel 2035. L’emendamento elimina quindi un’opportunità di flessibilità previdenziale che aveva l’obiettivo di consentire un’uscita anticipata dal lavoro sfruttando il capitale accumulato nelle forme pensionistiche integrative.

Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti | Alanews

Estensione del versamento Tfr al Fondo Inps e incremento risorse per aggregazioni aziendali

Il provvedimento introduce anche l’ampliamento dell’obbligo per i datori di lavoro di versare il Tfr al Fondo gestito dall’Inps. Dal 1° gennaio 2026 l’obbligo riguarderà le aziende che raggiungono la soglia dimensionale di 50 dipendenti, anche se in via transitoria per il biennio 2026-2027 la soglia sarà di 60 dipendenti. Dal 2032, invece, l’obbligo si estenderà alle imprese con almeno 40 dipendenti.

Parallelamente, sono state stanziate maggiori risorse per incentivare i processi di aggregazione delle imprese e per la tutela occupazionale, con un incremento di 2,2 milioni di euro per il 2027 e di 8,7 milioni per il 2028. La copertura finanziaria di questi interventi sarà garantita da una riduzione del Fondo sociale per occupazione e formazione, con variazioni anche per gli anni 2029 e 2030.

Queste modifiche fanno parte di un più ampio pacchetto di interventi contenuti nella manovra economica 2026, approvata dal governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che mira a garantire sostenibilità finanziaria e supporto alle imprese e ai lavoratori nel medio termine.

Aiuti alle imprese e credito d’imposta

L’emendamento conferma uno stanziamento complessivo di 1,3 miliardi di euro per incrementare le risorse destinate al credito d’imposta Transizione 4.0, la cui dotazione precedente era ormai esaurita. A queste si aggiungono ulteriori 532,64 milioni di euro per le aziende che hanno richiesto il credito d’imposta relativo alla Zona Economica Speciale (Zes) unica. Inoltre, sono state aumentate le aliquote per la Zes specificamente rivolte ai settori dell’agricoltura, pesca e acquacoltura, potenziando così gli incentivi per queste filiere strategiche.

Viene prorogata fino al settembre 2028 l’agevolazione dell’iperammortamento e del superammortamento, strumenti fiscali volti a incentivare gli investimenti in beni strumentali, con la novità che la maggiorazione del 220% per gli investimenti “green” è stata eliminata e che l’incentivo sarà vincolato all’acquisto di beni “Made in EU”.

Novità sul Tfr e previdenza complementare

Tra le modifiche di rilievo figurano le disposizioni sul trattamento di fine rapporto, con l’introduzione dell’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti. I lavoratori avranno 60 giorni dall’assunzione per poter scegliere se destinare o meno il proprio Tfr a una forma di previdenza complementare. Si amplia inoltre la platea dei datori di lavoro obbligati a versare il Tfr all’Inps, includendo anche quelli che raggiungono la soglia di 50 dipendenti negli anni successivi all’avvio dell’attività.

Un nuovo contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni è previsto con versamenti anticipati annuali, pari all’85% del contributo dovuto l’anno precedente, da effettuarsi entro il 16 novembre di ogni anno.

L’emendamento interviene inoltre sulla spesa farmaceutica, incrementando dal 2026 il tetto per gli acquisti diretti di farmaci dello 0,1% annuo, con una copertura finanziaria di 140 milioni annui ottenuta tramite una riduzione del Fondo per i farmaci innovativi, che passerà da 1,3 miliardi a 1,16 miliardi di euro all’anno.

Tra le altre misure, sono stanziati fondi per il Piano casa (300 milioni in due anni) e viene riprogrammato lo stanziamento per il Ponte sullo Stretto di Messina, con 780 milioni spostati al 2033. Sul fronte fiscale, dal 2029 sarà introdotta una ritenuta d’acconto dell’1% per le imprese, misura pensata per contrastare l’evasione fiscale.

L’emendamento, che si estende su 30 pagine comprensive della relazione tecnica, rappresenta un intervento complesso e articolato, accolto con favore da Confindustria e che ora attende l’avvio dei primi voti in commissione, previsti per martedì sera, in vista dell’approdo in Aula già fissato per il 22 dicembre.

Estensione dell’obbligo del versamento del Tfr

Secondo quanto stabilito, a partire dal 1° gennaio 2026, saranno tenuti al versamento al Fondo Inps i datori di lavoro che raggiungano o superino la soglia dei 50 dipendenti negli anni successivi all’avvio dell’attività. Tuttavia, per il biennio 2026-2027, è prevista una fase transitoria durante la quale l’obbligo riguarderà solo le imprese con almeno 60 dipendenti. A partire dal 2032, invece, questo obbligo sarà esteso anche alle aziende con almeno 40 dipendenti.

La relazione tecnica stima che, con l’inclusione delle imprese da 50 dipendenti in su, la platea potenziale di lavoratori interessati sia pari a circa 2,5 milioni, con un monte retributivo complessivo che si aggira intorno ai 64 miliardi di euro. Tale cifra è destinata a salire di ulteriori 10,5 miliardi nel 2032, quando scatterà l’obbligo anche per le imprese con un numero di dipendenti compreso tra 40 e 49.

Meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare

La manovra introduce anche un sistema di adesione automatica alla previdenza complementare per tutti i neo assunti a partire da luglio, con la possibilità per i lavoratori di rinunciare o di scegliere un fondo alternativo entro 60 giorni dall’assunzione. Si prevede che circa 100mila nuovi lavoratori aderiranno ogni anno, con una crescita stimata di circa 25mila unità annue.

Queste misure mirano a rafforzare la tutela previdenziale dei lavoratori e a incrementare la copertura della previdenza complementare nel nostro Paese, in linea con le indicazioni europee e con le esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione.

Tags: Giancarlo GiorgettiManovra 2025prima paginaTfr

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