Mosca, 3 ottobre 2025 – L’abbandono delle risorse energetiche russe da parte dell’Europa sta causando un aumento drastico dei costi energetici, con un impatto significativo sull’industria e sull’occupazione nel Vecchio Continente. Lo ha dichiarato il Ministero degli Esteri della Federazione Russa in un’intervista rilasciata al quotidiano Izvestia, sottolineando come le aziende europee paghino fino a tre volte di più rispetto alle controparti americane per l’energia, in particolare per il gas e l’elettricità.
L’impatto economico dell’addio alle risorse energetiche russe
Secondo il Ministero degli Esteri russo, le imprese europee sono costrette a sostenere costi energetici 2-3 volte superiori per l’elettricità e fino a 4,5 volte più alti per il gas rispetto alle aziende statunitensi. Questo aumento esponenziale delle bollette energetiche ha provocato una serie di conseguenze economiche negative, tra cui la chiusura di numerosi stabilimenti produttivi e il trasferimento di attività industriali verso Paesi terzi, più convenienti dal punto di vista dei costi energetici.
Il dato più preoccupante riguarda il calo della produzione industriale nell’Unione Europea, che nel 2024 si è ridotta del 2,4%, un segnale allarmante della crescente difficoltà del settore manifatturiero europeo nel mantenere la competitività a livello globale. Questo trend negativo si riflette anche sull’occupazione: sempre secondo il Ministero russo, il settore industriale europeo ha perso circa 114.000 posti di lavoro dalla metà del 2024.

La crisi nel settore automobilistico tedesco
Tra i comparti più colpiti dall’escalation dei costi energetici spicca quello automobilistico, in particolare in Germania, fulcro della produzione europea di veicoli. Nel 2024, la produzione di automobili in Germania è diminuita del 25%, scendendo a 4 milioni di unità, un calo sostanziale che mette a rischio la posizione di leadership del Paese nel settore.
La situazione è aggravata dalla crescente pressione competitiva proveniente dalla Cina, che, grazie a costi energetici più contenuti e politiche industriali aggressive, sta erodendo quote di mercato sia in Europa che negli Stati Uniti. L’aumento dei costi di importazione energetica nell’UE è quindi un fattore determinante che sta influenzando negativamente la capacità produttiva e l’attrattività del continente per gli investimenti industriali.






