La bozza della Legge di Bilancio 2026 introduce una svolta significativa nella tassazione degli affitti brevi, con un aumento dell’aliquota della cedolare secca dal 21% al 26%. Questa misura riguarda sia i privati che affittano singoli immobili a breve termine, sia le attività di intermediazione immobiliare e i gestori di portali online come Airbnb. La decisione ha già scatenato un acceso dibattito politico, con esponenti di spicco di Forza Italia e Lega che si sono espressi contro l’aumento.
La nuova cedolare secca per gli affitti brevi: il dibattito politico
L’articolo 7 della bozza di Manovra cancella la precedente agevolazione fiscale riservata ai privati che affittano una sola casa per brevi periodi, equiparando la tassazione a quella prevista per chi gestisce più immobili o attività di intermediazione. Il risultato è che l’aliquota passa uniformemente al 26%, con un incremento di ben 5 punti percentuali rispetto al regime precedente.
Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia e deputato umbro, ha affermato con fermezza che «l’aumento della tassazione sugli affitti brevi è una scelta profondamente sbagliata» e ha sottolineato come il partito non sia stato preventivamente informato della misura, avendola scoperta solo leggendo le bozze della Manovra. Nevi ha inoltre criticato l’apparente disparità nel trattamento fiscale, evidenziando che mentre si riduce dal 33% al 26% il prelievo sui stablecoin (valute digitali ancorate a beni stabili), si aumenta quello sulle abitazioni: «Non ci sembra equo equiparare la casa al trading sulle criptovalute».
Analogamente, Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, si è detto contrario all’aumento, sottolineando che «non mi sembra un buon modo di aiutare la domanda interna e l’iniziativa privata». Salvini ha poi ricordato che la Manovra dovrà passare al vaglio del Parlamento, auspicando un confronto approfondito.
Definizione e impatto degli affitti brevi
La definizione di affitti brevi risale al giugno 2017 e si riferisce ai contratti di locazione di immobili abitativi per periodi non superiori a 30 giorni, stipulati da persone fisiche, direttamente o tramite intermediari telematici. La normativa limita a quattro il numero massimo di appartamenti concessi in locazione breve senza configurare un’attività imprenditoriale.
Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2023 i redditi da affitti brevi hanno prodotto un imponibile di circa 438 milioni di euro, generato da circa 30mila soggetti tra comodatari e affittuari. L’aumento della tassazione impatterà direttamente su questo comparto, già in fermento per le dinamiche turistiche.
Reazioni e prospettive future
Confedilizia, rappresentata dal presidente Giorgio Spaziani Testa, ha criticato duramente la misura, definendola un “ennesimo intervento normativo” che penalizza i proprietari di una sola abitazione destinata a locazione breve. L’associazione ha proposto invece di incentivare le locazioni a lungo termine con riduzioni fiscali e una cedolare secca al 10% per affitti a canone concordato, auspicando così un riequilibrio del mercato immobiliare.
Parallelamente, il Consiglio dei ministri ha prorogato per il 2026 le misure incrementali sull’imposta di soggiorno, che permetteranno ai Comuni di aumentare fino a 7 euro a notte nelle località turistiche e fino a 12 euro nelle città d’arte, con ulteriori aumenti previsti per gli eventi internazionali come le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Questa proroga ha incontrato il dissenso di ANCI e delle associazioni di categoria del settore alberghiero, che vedono in queste decisioni un aggravio fiscale che potrebbe rallentare la ripresa del turismo.
L’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi si inserisce in un contesto politico complesso, dove la maggioranza di governo affronta tensioni interne su temi fiscali e di bilancio. La norma è destinata a essere oggetto di confronto e possibili modifiche nel percorso parlamentare che inizierà a breve.






