Prosegue la fase cruciale per la definizione della manovra finanziaria 2026, con il governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si prepara a un nuovo vertice di maggioranza, probabilmente fissato per giovedì prossimo, con la partecipazione dei vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre al leader di Noi moderati, Maurizio Lupi. Al centro del confronto, oltre alle tradizionali linee di politica economica, spunta una proposta innovativa e controversa: l’introduzione di una tassa sull’oro da investimento.
La proposta della tassa sull’oro: modalità e potenziali ricadute
La misura, che si potrebbe tradurre in un’aliquota agevolata temporanea al 12,5% sulla rivalutazione di monete, lingotti e placchette in oro, mira a recuperare risorse fiscali senza gravare eccessivamente sui possessori. Secondo le simulazioni tecniche al vaglio dell’esecutivo, una adesione minima del 10% potrebbe generare un gettito compreso tra 1,67 e 2,08 miliardi di euro, risorse preziose per sostenere la legge di bilancio 2026.
Per i contribuenti che al 1° gennaio 2026 detengono oro da investimento senza documentazione comprovante il costo o valore di acquisto, sarà possibile richiedere una rivalutazione fiscale entro il 30 giugno 2026. L’aliquota agevolata del 12,5%, inferiore al 26% ordinario, è stata pensata per incentivare la regolarizzazione e aumentare il gettito complessivo.
L’importanza strategica dell’oro in Italia
L’oro privato in Italia, secondo stime non ufficiali ma ritenute attendibili, ammonterebbe tra le 4.500 e le 5.000 tonnellate, con un valore di mercato che oscilla tra 499 e 550 miliardi di euro, considerando un prezzo attuale intorno ai 111mila euro al chilogrammo. Di questa massa, circa il 25-30% sarebbe costituito da oro da investimento, pari a una quantità stimata tra 1.200 e 1.500 tonnellate.
Tale vastità del patrimonio rende la proposta fiscale un potenziale strumento efficace per reperire nuove risorse, soprattutto in un periodo in cui il governo Meloni, con il sostegno di Salvini e Tajani, è chiamato a trovare coperture solide per mantenere gli impegni sul fronte sociale e infrastrutturale.
Il contesto politico e le altre priorità della manovra
Parallelamente alla questione della tassa sull’oro, il dibattito sulla manovra si concentra anche su altri temi caldi, come la modifica della tassazione sugli affitti brevi. In questo ambito, la Lega e Forza Italia spingono per evitare l’aumento della cedolare al 26%, mentre Fratelli d’Italia, pur riconoscendo l’importanza del tema, lo considera non prioritario.
Sono inoltre attese proposte di intervento su dividendi, con ipotesi di abbassamento della soglia di partecipazione dal 10% al 5%, e sull’Irap, con valutazioni in corso per escludere le holding finanziarie dall’aumento previsto.
Il lavoro parlamentare si fa intenso, con l’arrivo in commissione Bilancio al Senato di migliaia di emendamenti, tra cui 238 presentati dalla maggioranza, che saranno esaminati in vista del voto sugli emendamenti. I ministeri sono impegnati a limare le proposte, mentre la Lega insiste per ampliare la rottamazione delle cartelle esattoriali, e Forza Italia promette un’azione responsabile su casa, sicurezza e riduzione della pressione fiscale sulle imprese.
Nel quadro dei provvedimenti in arrivo, particolare attenzione è rivolta anche a incentivi per la Transizione 5.0, con l’obiettivo di aumentare gli stanziamenti oltre i 4 miliardi già previsti e di estendere l’incentivo fino al 2028, nonché a interventi per le forze dell’ordine e la compensazione dei crediti fiscali.
Il confronto politico e tecnico prosegue serrato, con Meloni, Salvini e Tajani impegnati a definire le linee della manovra che dovrà sostenere le priorità del governo nel prossimo anno.






