A pochi giorni dalla discussione in Consiglio dei Ministri sul disegno di Legge di Bilancio per il 2026, la manovra del Governo Meloni si presenta piena di interventi pensati per rimettere a fuoco il sistema fiscale e dare una mano a famiglie e imprese in un momento economico ancora difficile.
Irpef, taglio per il ceto medio: le nuove soglie e aliquote
Al centro della Legge di Bilancio 2026 c’è la continuazione della riforma fiscale partita nel 2024, con un’attenzione particolare al taglio dell’Irpef per i redditi medi. Dopo aver unito i primi due scaglioni in un’unica aliquota al 23% fino a 28.000 euro, ora il Governo vuole abbassare dal 35% al 33% l’aliquota per chi guadagna tra 28.000 e 60.000 euro, allargando così la platea di chi ne beneficerà. Giorgia Meloni ha ribadito che questa è una priorità e che servono circa 4 miliardi di euro, quasi tutti coperti dal Fondo riforma già previsto.
Secondo la Fondazione Nazionale dei Commercialisti, chi guadagna 40.000 euro potrebbe risparmiare oltre 627 euro l’anno, mentre chi arriva a 60.000 euro vedrebbe una riduzione della tassa intorno ai 440 euro annui. Ma il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha precisato che tutto dipenderà dai dati Istat sui conti economici nazionali, in arrivo a breve, che serviranno per definire le risorse nel Documento Programmatico di Finanza Pubblica.
Rottamazione quinquies: stop ai premi per i “furbetti”
Tra le novità spicca la cosiddetta Rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, pensata per alleggerire un debito fiscale che supera i 1.300 miliardi di euro. Non sarà un condono a tappeto, ma mirato a certi contribuenti con importi contenuti. Accanto a questa misura ci sarà un saldo e stralcio parziale. L’obiettivo è ridurre il contenzioso e aumentare le entrate, ma senza fare sconti a chi è abituato a non pagare, attraverso regole più rigide per l’accesso. Sono ancora in corso i confronti con le Regioni, soprattutto per escludere i tributi locali dalle agevolazioni.
Partite IVA, regole più flessibili e incentivi alle imprese
Per le partite IVA, il Governo sta valutando di alzare la soglia per accedere al regime forfettario da 85.000 a 100.000 euro di ricavi. Finora, però, questa ipotesi ha trovato il freno dell’Unione Europea, che limita le agevolazioni fiscali per gli Stati membri. Sul fronte delle imprese, si punta a rafforzare l’Ires premiale: l’aliquota scenderebbe dal 24% al 20% per chi reinveste gli utili e assume nuovo personale. Il decreto ministeriale dell’8 agosto 2025 stabilisce che almeno il 30% degli utili accantonati vada agli investimenti, con l’obiettivo di spingere la crescita e creare nuovi posti di lavoro.
La manovra prevede di inviare il Documento Programmatico di Finanza Pubblica a Camera e Commissione Europea entro ottobre, con l’approvazione definitiva attesa entro fine dicembre. Restano però da tenere d’occhio le incognite internazionali: dai costi dell’energia al conflitto in Ucraina, fattori che potrebbero influire sulle risorse disponibili.
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