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Home Economia

Lauree e disoccupazione: ecco con quali facoltà trovare lavoro diventa un incubo

Il rapporto AlmaLaurea 2025 indaga il rapporto tra la tipologie di lauree e disoccupazione: ecco tutto ciò che c'è da sapere a riguardo

by Federico Liberi
4 Dicembre 2025
Lauree e disoccupazione

Lauree e disoccupazione | Pixabay @AndreyPopov - alanews

L’ultima indagine AlmaLaurea conferma un trend ormai consolidato: nel mercato del lavoro italiano, ingegneri e medici continuano a godere di un vantaggio significativo rispetto ai laureati in ambito umanistico. Secondo il rapporto, il tasso di occupazione raggiunge il livello più alto dell’ultimo decennio, sia per i laureati di primo livello sia per quelli di secondo livello, con un incremento sensibile rispetto al 2023. Un risultato che interessa non solo chi si affaccia ora al lavoro, ma anche chi ha conseguito il titolo da più tempo, segnalando un processo di stabilizzazione del sistema.

Lauree e disoccupazione: la situazione in Italia

L’indagine, condotta nel 2024, ha coinvolto 690.000 laureati di 81 atenei italiani.

Il quadro, però, presenta una dinamica peculiare per i triennali: oltre il 60% degli studenti prosegue gli studi entro un anno dal titolo, influenzando coerenza e stabilità del lavoro ottenuto.

Per misurare gli esiti in modo più affidabile, l’analisi si concentra quindi su quel 34,4% — quota in aumento — che decide di entrare direttamente nel mercato. A ciò si aggiunge una variabile demografica nuova: cresce la presenza di laureati “adulti”, spesso già occupati, con aspettative e strategie diverse dai più giovani.

Occupazione in crescita: un anno, tre anni e cinque anni

A un anno dal titolo, il 78,6% dei laureati 2023 risulta occupato, sia tra i triennali sia tra i magistrali: un balzo di 4,5 e 2,9 punti rispetto all’anno precedente, e superiore ai livelli pre-pandemia.

Lauree e disoccupazione
Lauree e disoccupazione | Pixabay @EyeEm_Mobile_GmbH – alanews

 

A tre anni dalla laurea, la quota sale al 90% per i triennali e all’88,9% per i magistrali, con progressi a doppia cifra.

Tra uno e cinque anni dal titolo, l’aumento complessivo sfiora i 24 punti tra i triennali e i 22 tra i magistrali.

Cinque anni dopo, i laureati del 2019 raggiungono il 92,8% di occupazione per il primo livello e l’89,7% per il secondo: una sostanziale piena occupazione, anche se la crescita rallenta.

L’Italia migliora, ma resta sotto l’Europa

Il trend si inserisce in un contesto nazionale che nel 2024 registra un tasso di occupazione del 67,1% tra i 20 e i 64 anni, in lieve aumento.

Il confronto europeo resta però impietoso: nonostante i progressi, l’Italia non ha raggiunto i target 2020 e rimane distante dall’obiettivo 2030, fissato al 73% contro il 78% europeo.

Buone notizie: cinque anni dopo quasi tutti trovano lavoro

A cinque anni dalla laurea emerge una sostanziale piena occupazione per molti ambiti: ingegneria, Ict, medico-sanitario, farmaceutico, architettura, economico e agrario-forestale.

Restano più fragili le aree umanistiche, linguistiche e politico-sociali, che però superano spesso l’80% di occupazione.

Significativo il recupero nel medio periodo: tra i triennali brillano linguistico (+35,4 punti), letterario (+34,7) e arte e design (+32,2). Tra i magistrali, gli incrementi più marcati riguardano psicologico (+45,4) e giuridico (+39,2).

Ma vediamo nel dettaglio tutti questi dati.

Lauree e disoccupazione: chi vince e chi perde

Tra i laureati magistrali, ingegneria industriale e dell’informazione guida la classifica dell’occupazione: a un anno dal titolo lavora il 92,9% dei laureati, quota che sale al 95,6% dopo cinque anni.

Segue informatica e tecnologie Ict, con un tasso del 92,7% a un anno e del 93,9% a cinque anni, valori sostanzialmente stabili e comunque elevati.

Molto positivi anche i risultati del settore medico-sanitario e farmaceutico, che parte dall’87,7% a un anno e cresce fino al 93,9% nel lungo periodo, e di architettura e ingegneria civile, con l’87,1% a un anno e il 93,8% a cinque anni.

Il gruppo economico registra un’occupazione pari all’85,2% a un anno e al 91,3% a cinque anni.

Buone performance anche per l’ambito agrario-forestale e veterinario, che passa dall’82,6% a un anno al 90,3% a cinque anni, e per il settore scientifico, con l’80,5% nel breve termine e l’89,5% nel lungo.

Le scienze motorie e sportive mostrano valori simili, dal 79,8% a un anno all’88,7% a cinque anni.

Molto più basso, ma comunque in forte recupero, il settore psicologico: solo il 60,7% lavora a un anno, ma la quota cresce fino all’87% a cinque anni.

Risultati simili per il gruppo educazione e formazione, che parte dall’80,2% e arriva all’86,9% nel lungo periodo.

L’area politico-sociale e comunicazione registra il 74,6% di occupati dopo un anno e l’86,7% dopo cinque; mentre il settore linguistico passa dal 71,5% all’86,5%.

Più critico il gruppo giuridico, dove solo il 58,1% lavora a un anno, ma il tasso cresce all’84,6% nel medio periodo.

Infine, chiudono la classifica arte e design, con il 67,9% a un anno e l’80,3% a cinque anni, e il gruppo letterario-umanistico, che parte dal 61,9% e raggiunge l’80,2%.

Nel complesso, considerando tutti i gruppi disciplinari, l’occupazione passa dal 78,6% a un anno al 89,7% dopo cinque anni, confermando un netto miglioramento nel medio periodo.

Lauree e disoccupazione: il mercato del lavoro premia competenze tecniche

Il Rapporto AlmaLaurea 2025 conferma che le discipline tecnico-scientifiche restano la via più rapida all’occupazione stabile. Tuttavia, anche le aree storicamente più fragili mostrano percorsi di crescita robusti nel medio periodo, pur con tempi più lunghi e maggiore precarietà iniziale.

Il messaggio è chiaro: il mercato premia competenze solide e spendibili, ma non penalizza definitivamente chi sceglie percorsi formativi più lenti o meno allineati alla domanda immediata.

Tags: DisoccupazioneLaurea

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