Il Tribunale civile di Bologna ha emesso una sentenza che pone fine a una controversia legale che durava da sei anni tra due cugini. Gianmarco Fabio Lamborghini, figlio di un fratello del mitico Ferruccio Lamborghini, non potrà più utilizzare il celebre marchio né presentarsi come erede del fondatore della casa automobilistica. A ottenere questa vittoria giudiziaria è stato Tonino Lamborghini, figlio ed erede ufficiale di Ferruccio, nonché noto imprenditore e padre della cantante Elettra Lamborghini
La sentenza del Tribunale di Bologna: violazione dei diritti e concorrenza sleale
Il Tribunale, nella sezione specializzata in materia di imprese, ha ritenuto Gianmarco Fabio Lamborghini e la manager della sua società responsabili di violazione dei diritti del marchio Lamborghini e di concorrenza sleale confusoria. Secondo i giudici Antonio Costanzo, Vittorio Serra e Roberta Dioguardi, Fabio Lamborghini si sarebbe accreditato in diverse occasioni, anche a livello internazionale, come erede di Ferruccio, promuovendo eventi e iniziative che sfruttavano indebitamente il nome e l’immagine del marchio. Tra le città coinvolte, Dubai, Cina e Giappone, dove si sono svolti eventi o vi era la presenza di società commerciali legate al cognome Lamborghini. Il Tribunale ha quindi imposto a Fabio il pagamento di mille euro per ogni futura violazione, oltre a circa 15 mila euro di spese legali.
Nessun risarcimento ma inibizione all’uso del marchio
Nonostante la condanna per violazione e concorrenza sleale, al contempo il Tribunale ha escluso la concessione di un risarcimento danni a Tonino Lamborghini, poiché non è stata dimostrata una perdita economica concreta per la sua società. Tuttavia, la sentenza prevede un divieto assoluto a Gianmarco Fabio Lamborghini di utilizzare il marchio del Toro e di “spendere la qualità di erede” della famiglia Lamborghini in qualunque contesto. Le avvocate difensive di Fabio, Angela Borghi e Matilde Fusco, hanno già annunciato la volontà di presentare appello, sottolineando che nella sentenza emergono elementi che necessitano di un approfondimento ulteriore.
Il caso sottolinea, ancora una volta, come il controllo sull’uso dei marchi di prestigio sia strettamente vigilato e come la tutela legale rappresenti un elemento fondamentale nelle dinamiche imprenditoriali e familiari legate a grandi nomi del Made in Italy.






