Milano, 29 agosto 2025 – Con l’autunno ormai alle porte e l’avvio dei lavori per la Manovra 2026, il governo italiano si prepara a mettere nuovamente sul tavolo la questione del taglio dell’Irpef per il ceto medio. Nel corso del recente Meeting di Rimini, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha confermato che questa è una delle priorità dell’esecutivo per il 2026, dopo che nella legge di Bilancio precedente la misura era stata rimandata per ragioni di bilancio. L’obiettivo è di abbassare l’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i contribuenti con redditi fino a 60 mila euro, un intervento che avrebbe un impatto economico di circa quattro miliardi di euro.
Nuove aliquote e scaglioni Irpef: cosa prevede la riforma
L’attuale sistema Irpef prevede tre scaglioni dopo la riforma avviata nel 2024: il primo al 23% fino a 28 mila euro di reddito lordo, il secondo al 35% fino a 50 mila euro, e il terzo per le fasce superiori. La proposta per il 2026 consiste nella riduzione del secondo scaglione dal 35% al 33% e l’ampliamento della fascia di reddito fino a 60 mila euro lordi. Questa modifica mira a estendere il beneficio fiscale a una platea più ampia di contribuenti appartenenti al ceto medio.
Secondo le stime della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, con questo taglio chi percepisce un reddito lordo di 40 mila euro potrebbe risparmiare oltre 627 euro all’anno, mentre per redditi compresi tra 50 e 60 mila euro la cifra risparmiata sarebbe compresa tra 350 e 440 euro. Nel complesso, la misura agevolerebbe soprattutto i contribuenti con redditi superiori ai 40 mila euro, ossia circa 12,5 milioni di persone, che attualmente sostengono il 76% dell’imposta Irpef.
Le posizioni politiche e le risorse per la Manovra
Il tema del taglio dell’Irpef vede il governo diviso: mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia spingono con forza per l’adozione della misura, la Lega preferirebbe concentrare le risorse su una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali e sull’estensione della flat tax al 15% per le partite Iva fino a 100 mila euro. Nel dibattito si inserisce anche la messa a regime dell’Ires premiale, una misura sperimentale per incentivare le imprese che investono e assumono nuovo personale.
A proposito delle risorse necessarie, il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani ha ribadito che il taglio dell’Irpef richiederà circa quattro miliardi di euro all’anno. Tajani ha inoltre proposto di valutare interventi di decontribuzione per i lavoratori con redditi più bassi, tra 7,50 e 9 euro l’ora, per favorire il passaggio dalla soglia di povertà al ceto medio. Ha escluso però l’introduzione di nuove tasse sulle banche, definendola una “persecuzione” ingiustificata.
Una riforma attesa per il ceto medio
Dopo anni di interventi che hanno privilegiato soprattutto le fasce più basse della popolazione, il governo intende ora concentrare l’attenzione fiscale sul ceto medio, che ha visto un calo del potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Il taglio dell’Irpef al 33% per redditi fino a 60 mila euro rappresenta quindi un tentativo di riequilibrare la pressione fiscale e sostenere concretamente questa fascia di contribuenti, ritenuta centrale per la crescita economica e sociale del Paese.






