L’adozione crescente dell’intelligenza artificiale generativa sta trasformando profondamente il mercato del lavoro, con impatti significativi sulle professioni più esposte all’automazione. Recenti studi condotti da Microsoft e altre istituzioni internazionali evidenziano quali sono i mestieri a maggiore rischio di scomparsa o di profonda trasformazione a causa dell’IA, e quali invece risultano più tutelati grazie alla componente fisica o al valore aggiunto umano.
Lavori a rischio: automazione e metamorfosi digitale
Un’analisi basata su oltre 200.000 conversazioni con Microsoft Bing Copilot ha portato alla definizione di un AI Applicability Score, che misura la probabilità che una professione possa essere automatizzata grazie all’IA. I settori più esposti sono quelli legati a compiti ripetitivi e basati sulla gestione e comunicazione dell’informazione, quali impiegati amministrativi, operatori di telemarketing, analisti gestionali, cassieri e assistenti statistici. Secondo il report 2023 del World Economic Forum, entro i prossimi cinque anni il 23% delle professioni globali subirà cambiamenti importanti, con un rischio elevato per ruoli caratterizzati da routine prevedibili e basso grado di creatività.
Gli interpreti, traduttori, assistenti ai passeggeri, venditori di servizi, scrittori e operatori di customer care sono altre categorie particolarmente vulnerabili. Tuttavia, gli esperti sottolineano che l’IA non sempre sostituirà completamente questi lavori, ma piuttosto ne favorirà una metamorfosi mirata a ottimizzare i processi e a incrementare la produttività, riducendo tempi e costi.
Professioni meno esposte: il valore dell’interazione umana e del lavoro manuale
Le professioni che prevedono un impegno fisico diretto e un’interazione umana complessa risultano meno minacciate dall’automazione. Tra queste vi sono gli assistenti infermieristici, gli operatori di impianti, muratori, meccanici, imbianchini, cuochi e lavoratori del settore alberghiero. Anche attività con elevata responsabilità decisionale e bisogno di empatia, come quelle di operatori finanziari, tecnici specializzati e personale amministrativo avanzato, beneficiano di un alto livello di complementarità con l’IA.
L’indice AIOE (Ability level AI exposure), applicato in Italia dall’INAPP e dall’ISTAT, ha messo in luce come le regioni con maggiore digitalizzazione, quali Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna, presentino un’esposizione più elevata all’IA, con settori finanziari e assicurativi particolarmente coinvolti. Al contrario, le aree del Sud Italia mostrano un impatto più contenuto.
IA generativa: opportunità e sfide per le imprese
L’IA generativa non è solo fonte di rischio, ma rappresenta una straordinaria opportunità per le imprese. Le aziende possono impiegare queste tecnologie per migliorare la creatività, personalizzare l’esperienza cliente, semplificare le operazioni e rafforzare la sicurezza informatica. Strumenti come chatbot intelligenti e assistenti virtuali consentono di automatizzare attività di routine, liberando risorse umane per compiti a maggior valore aggiunto.
In ambito decisionale, l’IA generativa è in grado di analizzare grandi quantità di dati, generare scenari alternativi e supportare strategie aziendali più efficaci. Allo stesso tempo, la tutela della privacy e la sicurezza dei dati rimangono priorità centrali: l’uso di dati sintetici e sistemi di rilevamento delle frodi basati sull’IA sono esempi di soluzioni adottate per bilanciare innovazione e protezione delle informazioni sensibili.
Il mercato del lavoro è dunque davanti a una sfida complessa: adattarsi a una tecnologia in rapido sviluppo richiede formazione continua, riqualificazione professionale e politiche mirate per accompagnare la transizione, valorizzando il contributo unico e insostituibile dell’elemento umano.






