Washington, 3 settembre 2025 – Google mantiene il controllo su Chrome, il browser web più diffuso al mondo, dopo la decisione del giudice federale Amit Mehta che ha respinto la richiesta del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di obbligare la cessione del browser per porre fine al monopolio di Google nel settore della ricerca online. Questa sentenza rappresenta un importante capitolo nella lunga battaglia legale antitrust contro il colosso di Mountain View, alimentando l’ottimismo degli investitori a Wall Street che hanno visto il titolo Google guadagnare oltre sei punti percentuali.
Il giudice Mehta conferma il monopolio Google, ma limita le pratiche esclusive
Nel pronunciamento, il giudice Mehta ha ribadito che Google detiene una posizione monopolistica nel mercato della ricerca online, una condizione già accertata nella sentenza precedente del 2024. Tuttavia, ha imposto restrizioni significative per favorire la concorrenza: è stato vietato a Google di stipulare accordi di esclusiva che rendano Google Search, insieme ai prodotti correlati come Chrome, Assistant e Gemini, il motore di ricerca predefinito sui dispositivi di aziende come Apple, Mozilla e Samsung. Da ora in avanti, la multinazionale non potrà più pagare per essere l’unica o principale opzione di ricerca preinstallata, aprendo così il mercato a maggiori possibilità di scelta per gli utenti e più spazio competitivo per i concorrenti.
Questa misura, pur non imponendo la vendita forzata di Chrome, rappresenta un significativo ridimensionamento delle pratiche di esclusiva che Google ha utilizzato per rafforzare il proprio dominio, pur preservando uno dei suoi asset più strategici.
Chrome: un browser tra performance, sicurezza e intelligenza artificiale
Google Chrome rimane un elemento centrale della strategia commerciale di Google, tanto che l’azienda ha accolto con sollievo la sentenza che ha escluso la sua cessione. Il browser continua a essere uno dei più evoluti sul mercato, con aggiornamenti automatici ogni quattro settimane che migliorano costantemente velocità, sicurezza e funzionalità. Tra le caratteristiche più apprezzate ci sono il risparmio energetico e della memoria, la gestione avanzata delle schede con etichette e gruppi colorati, e la perfetta ottimizzazione per dispositivi multipiattaforma che garantisce un’esperienza fluida.
Chrome offre inoltre strumenti come il gestore delle password integrato, la navigazione sicura avanzata che protegge gli utenti da phishing e malware, e un controllo di sicurezza in tempo reale che monitora estensioni, impostazioni e password salvate. La personalizzazione del browser è garantita da temi, modalità scura e un ampio catalogo di estensioni dal Chrome Web Store, mentre la sincronizzazione tra dispositivi permette di avere sempre a portata di mano preferiti e dati salvati.
Negli ultimi mesi, Google ha ulteriormente integrato funzionalità basate su intelligenza artificiale, offrendo ai navigatori “superpoteri” per migliorare l’esperienza di ricerca e navigazione, con strumenti come la barra di ricerca integrata in Chrome che fornisce risultati immediati e interattivi.
La battaglia legale e le reazioni del mercato
Il processo, durato cinque anni, ha visto il Dipartimento di Giustizia USA chiedere misure drastiche per smantellare le presunte pratiche monopolistiche di Google, incluso lo smembramento di Chrome e l’obbligo di condividere i dati di ricerca con concorrenti come OpenAI e Yahoo. Sundar Pichai, CEO di Alphabet, aveva definito tali richieste una “cessione di fatto” del business di ricerca, mettendo in guardia sulle conseguenze negative per l’innovazione e la stabilità dei servizi.
Dopo la sentenza, Google ha annunciato l’intenzione di presentare appello, sottolineando come la questione potrebbe richiedere anni prima di un verdetto definitivo. Nel frattempo, il mantenimento di Chrome come proprietà di Google rappresenta un punto di forza essenziale per il futuro sviluppo tecnologico e commerciale dell’azienda, soprattutto in un contesto di crescente competizione nel settore dell’intelligenza artificiale e dei servizi digitali integrati.






