Bruxelles contro Roma, golden power su Banco Bpm viola le regole UE: ecco la risposta del governo italiano
Si accende lo scontro tra la Commissione europea e il governo italiano sull’uso del golden power nell’acquisizione di Banco Bpm da parte di UniCredit. Lunedì 14 luglio, Bruxelles ha inviato un avvertimento formale a Roma, sostenendo che le condizioni imposte all’operazione potrebbero violare le norme Ue sulla concorrenza e la libera circolazione dei capitali.
Le contestazioni della Commissione europea all’Italia sui golden power
In particolare, la Commissione ha rilevato che le misure adottate dall’Italia non sarebbero sufficientemente giustificate, proporzionate o compatibili con i principi comunitari, come previsto dall’articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni (Eumr). L’esecutivo europeo ha ricordato che gli Stati membri possono intervenire per tutelare “interessi legittimi” nazionali, ma tali interventi devono essere notificati e motivati in modo chiaro per evitare la frammentazione del mercato unico.
Il governo italiano aveva fatto ricorso al golden power – lo strumento che consente di imporre condizioni o bloccare operazioni su asset strategici – per apporre vincoli all’offerta pubblica di acquisto da circa 10 miliardi lanciata da UniCredit a novembre 2024. L’Opa, che scadrà il 23 luglio 2025, punta a rilevare Banco Bpm, terzo gruppo bancario italiano nato dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano.
Il 19 giugno scorso, la Commissione europea aveva approvato l’operazione con condizioni, mentre la Presidenza del Consiglio già il 18 aprile aveva emesso un decreto con restrizioni nei confronti di UniCredit. Tra queste, l’obbligo di chiudere le attività in Russia. Tuttavia, il Tar del Lazio, il 12 luglio, ha annullato due delle quattro condizioni originarie, confermandone solo due, tra cui proprio quella legata al mercato russo.
Bruxelles ha evidenziato inoltre possibili violazioni delle norme sulla vigilanza prudenziale bancaria, di competenza della Bce. Dopo la richiesta di chiarimenti inviata a Roma il 26 maggio e la risposta italiana l’11 giugno, la Commissione ha concluso che la giustificazione fornita dal governo “non è sufficientemente motivata” e che il decreto avrebbe dovuto essere notificato preventivamente.
Palazzo Chigi: “Collaboreremo con Bruxelles”
In una nota ufficiale, Palazzo Chigi ha assicurato che l’Italia risponderà con “spirito collaborativo e costruttivo” ai rilievi della Commissione, come già avvenuto davanti al Tar.
La dura risposta di Salvini
Più duro invece il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che, a margine di un convegno sulla Pedemontana Lombarda, ha attaccato Bruxelles: “L’UE ha cose più importanti da fare che rompere le scatole al governo italiano su banche, balneari o motorini. Si occupi di poche cose, serie, e lo faccia bene”.
Salvini ha quindi rivendicato la sovranità italiana in materia bancaria, sottolineando come “il sistema creditizio sia un asset strategico per il Paese” e ribadendo che “l’Italia può e deve normare come ritiene, senza che da Bruxelles qualcuno si permetta di intervenire”.
Ora la palla torna al governo italiano, chiamato a fornire ulteriori chiarimenti alla Commissione europea, che valuterà se avviare un procedimento formale contro Roma per violazione del diritto comunitario.






